Nel corso, soprattutto, di questo ultimo decennio, i prodotti animati giapponesi (anime) si sono dimostrati in grado di costruire un affezionato e variegato fandom, rappresentando per molti il primo punto di contatto con il Giappone e una parte della sua cultura. Ciononostante, alcuni aspetti legati a tale espressione culturale sono ancora fonte di dibattito. Uno di questi aspetti risulterebbe essere il moe, il quale, se da una parte viene difeso e legittimato in quanto espressione di cultura giapponese, dall’altra viene criticato in quanto i suoi elementi estetici e narrativi promuoverebbero un appeal sessista e potenzialmente pedofilo. Alla luce della crescente importanza che compagnie statunitensi quali Crunchyroll e Netflix hanno nei processi di diffusione, promozione e, in alcuni casi, creazione di materiale descrivibile come anime negli ultimi anni, comprendere come il moe è introdotto, inteso e successivamente presentato negli Stati Uniti può rivelarsi fondamentale per definire quello che è il principale discorso relativo a rappresentazioni di tipo moe nel contesto globale, impattando la percezione del media nel suo insieme. Si delineerebbe un’immagine del moe negativa alla luce di pratiche di distribuzione che promuovono l’aspetto sessuale dello stesso, in un contesto in cui le opere di animazione sono principalmente intese per un pubblico giovane, oltre che di una possibile già esistente concezione negativa del fandom stesso. Il confronto con i modelli di promozione e consumo del moe nel contesto giapponese, invece, evidenzierebbero l’aspetto irreale dello stesso come punto fondamentale di attrattiva, confutando in parte l’idea che tale modello rappresentativo e narrativo possa rappresentare un pericolo per categorie più fragili.

Il moe e le sue interpretazioni. Successo e problematiche dell’immaginario shōjo, con particolare attenzione al contesto statunitense.

VIO, JACOPO
2023/2024

Abstract

Nel corso, soprattutto, di questo ultimo decennio, i prodotti animati giapponesi (anime) si sono dimostrati in grado di costruire un affezionato e variegato fandom, rappresentando per molti il primo punto di contatto con il Giappone e una parte della sua cultura. Ciononostante, alcuni aspetti legati a tale espressione culturale sono ancora fonte di dibattito. Uno di questi aspetti risulterebbe essere il moe, il quale, se da una parte viene difeso e legittimato in quanto espressione di cultura giapponese, dall’altra viene criticato in quanto i suoi elementi estetici e narrativi promuoverebbero un appeal sessista e potenzialmente pedofilo. Alla luce della crescente importanza che compagnie statunitensi quali Crunchyroll e Netflix hanno nei processi di diffusione, promozione e, in alcuni casi, creazione di materiale descrivibile come anime negli ultimi anni, comprendere come il moe è introdotto, inteso e successivamente presentato negli Stati Uniti può rivelarsi fondamentale per definire quello che è il principale discorso relativo a rappresentazioni di tipo moe nel contesto globale, impattando la percezione del media nel suo insieme. Si delineerebbe un’immagine del moe negativa alla luce di pratiche di distribuzione che promuovono l’aspetto sessuale dello stesso, in un contesto in cui le opere di animazione sono principalmente intese per un pubblico giovane, oltre che di una possibile già esistente concezione negativa del fandom stesso. Il confronto con i modelli di promozione e consumo del moe nel contesto giapponese, invece, evidenzierebbero l’aspetto irreale dello stesso come punto fondamentale di attrattiva, confutando in parte l’idea che tale modello rappresentativo e narrativo possa rappresentare un pericolo per categorie più fragili.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/24131