La mia tesi, dal titolo "Figure femminili nella letteratura di Okinawa", propone uno studio sulle figure femminili okinawane e sulla condizione della donna nella società attraverso la loro rappresentazione nella letteratura locale dai primi decenni del XX secolo fino ai nostri giorni. Dopo una breve panoramica della scena letteraria e della storia di Okinawa nel primo capitolo, ho dimostrato come l'utilizzo di tale figura è stato importante per ritrovare e riaffermare l'identità perduta sia delle donne sia degli uomini okinawani, con il racconto Kakuteru pāti, 1967, di Ōshiro Tatsuhiro. Successivamente ho studiato le figure della noro e della yuta, due tipologie di sciamane, per capire in che modo, nella storia delle Ryūkyū, la donna abbia ottenuto un ruolo centrale nelle sfere religiosa e privata. Ho terminato il secondo capitolo con l'analisi di Mabuigumi, 1998, di Medoruma Shun, in cui una yuta si scontra con la modernizzazione. Nel terzo capitolo ho preso in considerazione soltanto opere di scrittrici donne okinawane. Kushi Fusako narra della forza e caparbietà di una donna okinawana, nonostante la povertà in cui versa il paese, nel racconto intitolato Horobiyuku Ryūkyū onna no shuki, 1932. Yoshida Sueko offre uno sguardo sulla vita delle prostitute degli anni Cinquanta in Kamāra Shinjū, 1984. Infine, ho tradotto e analizzato Mienai machi kara shonkanē ga, 2006, di Sakiyama Tami, una delle più influenti e prolifiche scrittrici okinawane dei nostri giorni.

Figure femminili nella letteratura di Okinawa

Fiorillo, Flavia
2015/2016

Abstract

La mia tesi, dal titolo "Figure femminili nella letteratura di Okinawa", propone uno studio sulle figure femminili okinawane e sulla condizione della donna nella società attraverso la loro rappresentazione nella letteratura locale dai primi decenni del XX secolo fino ai nostri giorni. Dopo una breve panoramica della scena letteraria e della storia di Okinawa nel primo capitolo, ho dimostrato come l'utilizzo di tale figura è stato importante per ritrovare e riaffermare l'identità perduta sia delle donne sia degli uomini okinawani, con il racconto Kakuteru pāti, 1967, di Ōshiro Tatsuhiro. Successivamente ho studiato le figure della noro e della yuta, due tipologie di sciamane, per capire in che modo, nella storia delle Ryūkyū, la donna abbia ottenuto un ruolo centrale nelle sfere religiosa e privata. Ho terminato il secondo capitolo con l'analisi di Mabuigumi, 1998, di Medoruma Shun, in cui una yuta si scontra con la modernizzazione. Nel terzo capitolo ho preso in considerazione soltanto opere di scrittrici donne okinawane. Kushi Fusako narra della forza e caparbietà di una donna okinawana, nonostante la povertà in cui versa il paese, nel racconto intitolato Horobiyuku Ryūkyū onna no shuki, 1932. Yoshida Sueko offre uno sguardo sulla vita delle prostitute degli anni Cinquanta in Kamāra Shinjū, 1984. Infine, ho tradotto e analizzato Mienai machi kara shonkanē ga, 2006, di Sakiyama Tami, una delle più influenti e prolifiche scrittrici okinawane dei nostri giorni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/20655