Al giorno d’oggi alcune persone con disabilità intellettiva hanno raggiunto livelli di autonomia tali da mettere in crisi i pregiudizi che la società aveva nei loro confronti. Queste persone sono divenute capaci di usare il denaro, di fare la spesa e cucinare, di spostarsi con i mezzi pubblici, d’intrattenere rapporti di amicizia e di organizzare i propri divertimenti nel tempo libero. I progetti di vita elaborati assieme ai disabili stessi contemplano ruoli sociali reali e attivi, dando loro la possibilità di immaginare una vita futura in autonomia in un alloggio che non sia l’abitazione familiare e nemmeno una struttura protetta. I limiti connessi alla disabilità e, più in generale, allo stato di salute, tuttavia, non permettono a queste persone di vivere completamente da sole. Questo non significa però che non sia possibile per un disabile intellettivo trasformare il disegno di vita autonoma in un’esperienza reale e concreta. Attraverso il controllo della sicurezza dell’ambiente domestico, mediante interventi educativi mirati e talvolta grazie agli stessi vicini di casa, che si rendono disponibili a fornire piccoli aiuti, è possibile garantire ai disabili un contesto di vita autonomo. Una progettazione efficace e la presenza di reti di aiuto spontanee, però, da sole non bastano: è al contempo necessario garantire un adeguato livello di integrazione tra servizi e soggetti del territorio, tale da fornire risposte all’insegna dell’inclusione sociale; occorre altresì un’assunzione di responsabilità individuale e collettiva, a partire dagli stessi famigliari del disabile. In alcuni territori della regione Friuli Venezia Giulia queste condizioni favorevoli si stanno già verificando e si può rilevare la presenza e la nascita di realtà abitative innovative quali condomini solidali e micro-aree, appartamenti per l’autonomia, programmi di avvicinamento graduale alla residenzialità e scuole di vita autonoma; spesso, queste soluzioni abitative non solo portano i disabili a potenziare le autonomie personali (sociali e quotidiane), ma favoriscono il loro radicamento nel contesto territoriale di appartenenza e costituiscono la premessa per una loro “biografia originale”.
L’abitare possibile. Un disegno di vita autonoma per i disabili intellettivi.
Cher, Elena
2012/2013
Abstract
Al giorno d’oggi alcune persone con disabilità intellettiva hanno raggiunto livelli di autonomia tali da mettere in crisi i pregiudizi che la società aveva nei loro confronti. Queste persone sono divenute capaci di usare il denaro, di fare la spesa e cucinare, di spostarsi con i mezzi pubblici, d’intrattenere rapporti di amicizia e di organizzare i propri divertimenti nel tempo libero. I progetti di vita elaborati assieme ai disabili stessi contemplano ruoli sociali reali e attivi, dando loro la possibilità di immaginare una vita futura in autonomia in un alloggio che non sia l’abitazione familiare e nemmeno una struttura protetta. I limiti connessi alla disabilità e, più in generale, allo stato di salute, tuttavia, non permettono a queste persone di vivere completamente da sole. Questo non significa però che non sia possibile per un disabile intellettivo trasformare il disegno di vita autonoma in un’esperienza reale e concreta. Attraverso il controllo della sicurezza dell’ambiente domestico, mediante interventi educativi mirati e talvolta grazie agli stessi vicini di casa, che si rendono disponibili a fornire piccoli aiuti, è possibile garantire ai disabili un contesto di vita autonomo. Una progettazione efficace e la presenza di reti di aiuto spontanee, però, da sole non bastano: è al contempo necessario garantire un adeguato livello di integrazione tra servizi e soggetti del territorio, tale da fornire risposte all’insegna dell’inclusione sociale; occorre altresì un’assunzione di responsabilità individuale e collettiva, a partire dagli stessi famigliari del disabile. In alcuni territori della regione Friuli Venezia Giulia queste condizioni favorevoli si stanno già verificando e si può rilevare la presenza e la nascita di realtà abitative innovative quali condomini solidali e micro-aree, appartamenti per l’autonomia, programmi di avvicinamento graduale alla residenzialità e scuole di vita autonoma; spesso, queste soluzioni abitative non solo portano i disabili a potenziare le autonomie personali (sociali e quotidiane), ma favoriscono il loro radicamento nel contesto territoriale di appartenenza e costituiscono la premessa per una loro “biografia originale”.File | Dimensione | Formato | |
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