Questo lavoro vuole fornire un quadro della letteratura polacca dopo il 1989 e della visione del capitalismo all’ interno di essa. Verrà analizzata la figura del capitalista in generale e nelle sue varie sfaccettature all’ interno di alcuni romanzi e racconti: Homo Polonicus di Marek Nowakowski, Niskie Łąki di Piotr Siemion, Nic di Dawid Bieńkowski, Dziewięć di Andrzej Stasiuk e Tequila di Krzysztof Varga. Inizialmente, alle soglie degli anni novanta, il capitalismo veniva presentato in maniera un po’ condiscendente e a volte persino buffa. I nuovi ruoli sociali – l’ uomo d’ affari, il politico, il manager, il consulente – non avevano ancora contorni evidenti, né un forte radicamento nella vita collettiva. Anche per questo la prosa dava espressione alle nuove figure servendosi di tratti comici. Ma l’ esperienza capitalista si impadroniva velocemente di tutto e di tutti e produceva cattive somiglianze – nella povertà, nell’ umiliazione, nel sentimento di rifiuto – che convalidavano la costruzione di narrazioni basate su figure collettive. Dall’ inizio degli anni novanta ci si ritrovava in Polonia di fronte ad una nuova realtà definita dal crescente significato del mercato, dal mutamento delle regole di partecipazione nella vita politica e dalla trasformazione delle usanze.

LA LETTERATURA POLACCA DOPO IL 1989: IL CAPITALISMO

Del Maschio, Alberto
2013/2014

Abstract

Questo lavoro vuole fornire un quadro della letteratura polacca dopo il 1989 e della visione del capitalismo all’ interno di essa. Verrà analizzata la figura del capitalista in generale e nelle sue varie sfaccettature all’ interno di alcuni romanzi e racconti: Homo Polonicus di Marek Nowakowski, Niskie Łąki di Piotr Siemion, Nic di Dawid Bieńkowski, Dziewięć di Andrzej Stasiuk e Tequila di Krzysztof Varga. Inizialmente, alle soglie degli anni novanta, il capitalismo veniva presentato in maniera un po’ condiscendente e a volte persino buffa. I nuovi ruoli sociali – l’ uomo d’ affari, il politico, il manager, il consulente – non avevano ancora contorni evidenti, né un forte radicamento nella vita collettiva. Anche per questo la prosa dava espressione alle nuove figure servendosi di tratti comici. Ma l’ esperienza capitalista si impadroniva velocemente di tutto e di tutti e produceva cattive somiglianze – nella povertà, nell’ umiliazione, nel sentimento di rifiuto – che convalidavano la costruzione di narrazioni basate su figure collettive. Dall’ inizio degli anni novanta ci si ritrovava in Polonia di fronte ad una nuova realtà definita dal crescente significato del mercato, dal mutamento delle regole di partecipazione nella vita politica e dalla trasformazione delle usanze.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/13802