L’obiettivo della mia ricerca è comprendere come il consumo e la condivisione di injera, il piatto nazionale etiope ed eritreo, rappresenti una pratica di home-making all’interno della comunità migrante da me intervistata. Il cibo, nutrimento per il nostro corpo e per il nostro sé culturale e sociale, “racconta” le storie della terra di origine di ogni migrante. Esse si fondano sulle memorie delle esperienze vissute in madrepatria e riemergono nella preparazione e nel consumo dei “propri” cibi nel paese di approdo. Per riportare queste narrazioni, ho svolto otto interviste qualitative a migranti di origine etiope di Padova, Milano, Reggio Emilia e Udine. Attraverso queste ho cercato di mostrare come nell’esperienza migratoria, in cui ogni punto di riferimento sembra sospeso, il cibo svolga – con le sue pratiche, i rituali e i significati – un ruolo fondamentale nel processo di “fare casa”. Dalle testimonianze degli intervistati è emerso come l’injera non rappresenti soltanto un modo per riappropriarsi delle proprie radici culturali, ma anche un momento di condivisione e intimità relazionale. Uno strumento attraverso il quale i migranti etiopi riescono a cogliere la loro dimensione transnazionale, mantenendo il legame con la propria terra e, allo stesso tempo, costruendo nuove reti e relazioni che collegano la società di origine a quella italiana.
"MANGIARE INJERA È COME ESSERE A CASA" Aspetti storico-religiosi della diaspora etiope nel Nord Italia nel XXI° secolo
De Marchi, Federica
2023/2024
Abstract
L’obiettivo della mia ricerca è comprendere come il consumo e la condivisione di injera, il piatto nazionale etiope ed eritreo, rappresenti una pratica di home-making all’interno della comunità migrante da me intervistata. Il cibo, nutrimento per il nostro corpo e per il nostro sé culturale e sociale, “racconta” le storie della terra di origine di ogni migrante. Esse si fondano sulle memorie delle esperienze vissute in madrepatria e riemergono nella preparazione e nel consumo dei “propri” cibi nel paese di approdo. Per riportare queste narrazioni, ho svolto otto interviste qualitative a migranti di origine etiope di Padova, Milano, Reggio Emilia e Udine. Attraverso queste ho cercato di mostrare come nell’esperienza migratoria, in cui ogni punto di riferimento sembra sospeso, il cibo svolga – con le sue pratiche, i rituali e i significati – un ruolo fondamentale nel processo di “fare casa”. Dalle testimonianze degli intervistati è emerso come l’injera non rappresenti soltanto un modo per riappropriarsi delle proprie radici culturali, ma anche un momento di condivisione e intimità relazionale. Uno strumento attraverso il quale i migranti etiopi riescono a cogliere la loro dimensione transnazionale, mantenendo il legame con la propria terra e, allo stesso tempo, costruendo nuove reti e relazioni che collegano la società di origine a quella italiana.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/9654