L’elaborato affronta il tema della creazione di uno stabilimento automobilistico in Unione Sovietica, precisamente a Togliattigrad, da parte di una delle maggiori imprese private italiane, la Fiat. In primo luogo, l’argomento è analizzato tenendo conto del contesto in cui si svolge la vicenda: il contesto internazionale della Guerra Fredda implica l’analisi dell’interazione tra molteplici soggetti, in particolare, tra Usa, Urss, Italia e grandi imprese private; a livello nazionale si configura la necessità di analizzare le decisioni del governo italiano, membro della Nato, poi considerato “anello debole” del Patto Atlantico, il ruolo della dirigenza Fiat e delle grandi imprese italiane nel riallacciare i rapporti con l’Est, e le implicazioni tecnico-scientifiche (fordismo sovietico e italiano). In secondo luogo, la vicenda verrà inserita nel rapporto tra la sinistra italiana, e, in particolar modo, i sindacati socialcomunisti, e l’Unione Sovietica. Si terrà in considerazione le interazioni tra il PCI e il PCUS. Inoltre, verranno evidenziate le contraddizioni implicite nella scelta di mettere la tecnologia capitalista, e l’organizzazione del lavoro occidentale, al servizio del comunismo. Si tratta davvero di un sistema più umano e rispettoso della componente lavoro? Che implicazioni ci sono per i lavoratori Fiat? In terzo luogo, la vicenda verrà ricostruita attraverso le narrative della stampa sindacale.

Città Togliatti: il ruolo della dirigenza Fiat e dei sindacati italiani nel contesto della Guerra Fredda

Gamberini, Beatrice
2024/2025

Abstract

L’elaborato affronta il tema della creazione di uno stabilimento automobilistico in Unione Sovietica, precisamente a Togliattigrad, da parte di una delle maggiori imprese private italiane, la Fiat. In primo luogo, l’argomento è analizzato tenendo conto del contesto in cui si svolge la vicenda: il contesto internazionale della Guerra Fredda implica l’analisi dell’interazione tra molteplici soggetti, in particolare, tra Usa, Urss, Italia e grandi imprese private; a livello nazionale si configura la necessità di analizzare le decisioni del governo italiano, membro della Nato, poi considerato “anello debole” del Patto Atlantico, il ruolo della dirigenza Fiat e delle grandi imprese italiane nel riallacciare i rapporti con l’Est, e le implicazioni tecnico-scientifiche (fordismo sovietico e italiano). In secondo luogo, la vicenda verrà inserita nel rapporto tra la sinistra italiana, e, in particolar modo, i sindacati socialcomunisti, e l’Unione Sovietica. Si terrà in considerazione le interazioni tra il PCI e il PCUS. Inoltre, verranno evidenziate le contraddizioni implicite nella scelta di mettere la tecnologia capitalista, e l’organizzazione del lavoro occidentale, al servizio del comunismo. Si tratta davvero di un sistema più umano e rispettoso della componente lavoro? Che implicazioni ci sono per i lavoratori Fiat? In terzo luogo, la vicenda verrà ricostruita attraverso le narrative della stampa sindacale.
2024-03-14
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/7707