Il riconoscimento che mondo dell'arte oggigiorno possiede si è sviluppato negli ultimi venti anni. Non solo il numero di persone che si definiscono artisti aumentata enormemente a partire dagli anni ottanta, ma l'atteggiamento della società nei riguardi dell'arte e degli gli artisti è cambiata radicalmente. In Passato, ogni diciottenne che esprimesse il desiderio di frequentare una scuola d'arte riceveva alcuni sguardi divertiti da parte di amici e conoscenti e non veniva preso sul serio. A tale desiderio era infatti spesso posto il veto da parte dei genitori, o almeno veniva posta la condizione che il giovane prima imparasse una vera e propria professione e poi, nel tempo libero, si dedicasse all’arte. Venti anni più tardi, molto meno stupore si genera quando qualcuno sceglie di esercitare un mestiere creativo e l'aura esotica intorno la vocazione dell'artista è in qualche modo evaporata. Oggi, la creatività, l'innovazione, l'autenticità e anche l'idiosincrasia vengono sostenute dal mondo delle imprese e governi. “Progressive entrepreneur” in inglese è la definizione del nuovo imprenditore; colui che afferra i vantaggi dell’unione tra mercato e artisticità, colui che ha sposato il Post-fordismo nella sua attività e tutti i politicanti che decidono di far incontrare all’interno delle loro città le arti con il quotidiano, in vista di una città creativa, interessante e che può suscitare interesse a livello globale. In altre parole , l'arte - o almeno il “prodotto artistico” - è stato promosso nel corso degli ultimi venti anni dai margini della società al suo cuore. O, come il filosofo italiano Paolo Virno dichiara, facendo eco lo scrittore tedesco Hans Enzensberger: “l'arte è stato diluita nella società come una compressa solubile in un bicchiere d'acqua.”
Documentary Photography and Post-Fordism. A theoretical research on the social conditions of photographers during age of Post-Fordism in the Netherlands and consequent empirical research of the case study: The Sweet and Sour Story of Sugar.
Spadari, Camilla
2016/2017
Abstract
Il riconoscimento che mondo dell'arte oggigiorno possiede si è sviluppato negli ultimi venti anni. Non solo il numero di persone che si definiscono artisti aumentata enormemente a partire dagli anni ottanta, ma l'atteggiamento della società nei riguardi dell'arte e degli gli artisti è cambiata radicalmente. In Passato, ogni diciottenne che esprimesse il desiderio di frequentare una scuola d'arte riceveva alcuni sguardi divertiti da parte di amici e conoscenti e non veniva preso sul serio. A tale desiderio era infatti spesso posto il veto da parte dei genitori, o almeno veniva posta la condizione che il giovane prima imparasse una vera e propria professione e poi, nel tempo libero, si dedicasse all’arte. Venti anni più tardi, molto meno stupore si genera quando qualcuno sceglie di esercitare un mestiere creativo e l'aura esotica intorno la vocazione dell'artista è in qualche modo evaporata. Oggi, la creatività, l'innovazione, l'autenticità e anche l'idiosincrasia vengono sostenute dal mondo delle imprese e governi. “Progressive entrepreneur” in inglese è la definizione del nuovo imprenditore; colui che afferra i vantaggi dell’unione tra mercato e artisticità, colui che ha sposato il Post-fordismo nella sua attività e tutti i politicanti che decidono di far incontrare all’interno delle loro città le arti con il quotidiano, in vista di una città creativa, interessante e che può suscitare interesse a livello globale. In altre parole , l'arte - o almeno il “prodotto artistico” - è stato promosso nel corso degli ultimi venti anni dai margini della società al suo cuore. O, come il filosofo italiano Paolo Virno dichiara, facendo eco lo scrittore tedesco Hans Enzensberger: “l'arte è stato diluita nella società come una compressa solubile in un bicchiere d'acqua.”File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/5556