La cosiddetta “crisi mondiale dei rifugiati” ha visto la Grecia investita di un ruolo di primo piano per via della sua posizione geografica e la natura e l'estensione dei suoi confini. Dapprima, dal 2011 fino al picco del 2015, come paese di transito di emigranti provenienti dal Medio-oriente (Siria, Afghanistan, Iraq, Iran) diretti verso l'Europa occidentale, poi come destinazione obbligata. L'elevatissimo numero di arrivi e la lentezza nella risposta delle autorità nazionali ed europee, ha stimolato una risposta immediata da parte della società civile: i volontari erano finanziati da raccolte fondi nelle loro comunità di provenienza, o donavano loro stessi; in numero sempre maggiore, hanno iniziato a stabilire organizzazioni per raccogliere fondi in maniera più efficace, costruire credibilità e provvedere ad una risposta più strutturata. Il passaggio da emergenzialità a stanzialità, forzato dall'entrata in vigore dell'accordo UE-Turchia e l'evolversi delle politiche sia a scala locale che extralocale non ha intaccato l'importanza dell'azione delle piccole organizzazioni, il cui ruolo è sempre più centrale nella frammentarietà degli attori coinvolti. L'esclusione di vaste fasce di popolazione dai programmi europei e dai servizi nazionali, i continui seppur ridotti arrivi di emigranti provenienti oltre che dal Medio-oriente, da Asia e Africa sub-sahariana e la politica dell'attuale governo hanno fatto sì che il ruolo delle organizzazioni minori ed indipendenti e della società civile non sia scemato, ma si sia evoluto attraverso azioni di supporto abitativo e organizzazione di centri con svariate finalità. Teorizzando una differenza di posizionamento dei gruppi di formazione spontanea, basata su carità (verticalità, assistenzialismo) o solidarietà (orizzontalità, advocacy), mi propongo poi di descrivere nel dettaglio l'operato e la natura di alcune organizzazioni classificabili nell'uno o nell'altro gruppo, per verificare se vi siano differenze nel potenziale di empowerment dei percorsi supportati da organizzazioni ispirate da filantropia e quelli supportati da organizzazioni ispirate da solidarietà.
Il ruolo delle organizzazioni indipendenti nella governance dell'asilo in Grecia: qualità e criticità di un apporto vitale
Pressiani, Erica
2021/2022
Abstract
La cosiddetta “crisi mondiale dei rifugiati” ha visto la Grecia investita di un ruolo di primo piano per via della sua posizione geografica e la natura e l'estensione dei suoi confini. Dapprima, dal 2011 fino al picco del 2015, come paese di transito di emigranti provenienti dal Medio-oriente (Siria, Afghanistan, Iraq, Iran) diretti verso l'Europa occidentale, poi come destinazione obbligata. L'elevatissimo numero di arrivi e la lentezza nella risposta delle autorità nazionali ed europee, ha stimolato una risposta immediata da parte della società civile: i volontari erano finanziati da raccolte fondi nelle loro comunità di provenienza, o donavano loro stessi; in numero sempre maggiore, hanno iniziato a stabilire organizzazioni per raccogliere fondi in maniera più efficace, costruire credibilità e provvedere ad una risposta più strutturata. Il passaggio da emergenzialità a stanzialità, forzato dall'entrata in vigore dell'accordo UE-Turchia e l'evolversi delle politiche sia a scala locale che extralocale non ha intaccato l'importanza dell'azione delle piccole organizzazioni, il cui ruolo è sempre più centrale nella frammentarietà degli attori coinvolti. L'esclusione di vaste fasce di popolazione dai programmi europei e dai servizi nazionali, i continui seppur ridotti arrivi di emigranti provenienti oltre che dal Medio-oriente, da Asia e Africa sub-sahariana e la politica dell'attuale governo hanno fatto sì che il ruolo delle organizzazioni minori ed indipendenti e della società civile non sia scemato, ma si sia evoluto attraverso azioni di supporto abitativo e organizzazione di centri con svariate finalità. Teorizzando una differenza di posizionamento dei gruppi di formazione spontanea, basata su carità (verticalità, assistenzialismo) o solidarietà (orizzontalità, advocacy), mi propongo poi di descrivere nel dettaglio l'operato e la natura di alcune organizzazioni classificabili nell'uno o nell'altro gruppo, per verificare se vi siano differenze nel potenziale di empowerment dei percorsi supportati da organizzazioni ispirate da filantropia e quelli supportati da organizzazioni ispirate da solidarietà.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/5323