Questa Tesi di Laurea Magistrale vuole puntare le sue riflessioni di fondo sull’evoluzione del ruolo che i ‘Beni culturali’, nella loro accezione più ampia di beni materiali ed immateriali, hanno assunto per l’umanità dalla seconda metà del XX secolo ai primi due decenni del Terzo Millennio. Se fino alla Seconda Guerra Mondiale (ma con la significativa eccezione della guerra nazista condotta contro le minoranze da eliminare),  i ‘Beni culturali’ potevano venire incidentalmente travolti, per così dire, dall’azione devastatrice di un conflitto armato, dagli anni Novanta del Novecento, nella ex-Jugoslavia prima e nelle aree del Vicino Oriente e del continente africano poi, i monumenti e le testimonianze più significative del gruppo etnico che si vorrebbe sopprimere sono diventati obiettivi strategici da eliminare dal proprio territorio storico al pari della componente umana che li ha prodotti. La sensibilità internazionale, all’indomani del Secondo Conflitto Mondiale e dei disastri da esso provocati in tale specifico settore, ha fatto sì che si individuassero e si mettessero a punto gli strumenti più efficaci per impedire una volta per tutte che si ripetesse tutto quel che era successo in Europa negli anni di quella Guerra. L’organismo naturale in cui l’intera umanità ha deciso di riconoscersi è l’ONU, ed è nell’ONU e nelle sue Istituzioni che occorre ricercare la  fonte  del Diritto nelle materie inerenti ai rapporti tra i popoli della Terra. La prima parte della Tesi è dedicata pertanto all’analisi degli strumenti giuridici che l’Organismo internazionale per eccellenza ha elaborato, tramite le sue diramazioni, in materia di protezione dei ‘Beni culturali’. La seconda parte pone l’attenzione sul caso più tragicamente esemplare verificatosi nel cuore dell’Europa, nella ex-Jugoslavia, alle porte dell’Italia, negli anni Novanta del XX secolo, quando cioè erano già stati elaborati gran parte degli strumenti giuridici che avrebbero dovuto impedire che si riverificassero quei crimini.  La terza, ed ultima, tratta un aspetto essenziale della questione, partendo proprio dalla valutazione di quanto avvenuto nella ex-Jugoslavia prima, nel Vicino Oriente e nel cuore del continente africano, nel recente passaggio delle consegne tra i due Millenni. Si tratta delle difficoltà  che incontra l’Organizzazione delle Nazioni Unite nel mettere a punto una forza di interposizione che impedisca, tra l’altro, la distruzione del Patrimonio Culturale (che è divenuta ormai la forma mediaticamente spettacolare del genocidio) e della capacità di risposta sul campo che una forza ben strutturata come la NATO ha sviluppato proprio in questi anni sul tema in questione.

I beni culturali durante i conflitti armati e la loro tutela nella dottrina NATO

Zaccagnino, Selenia
2021/2022

Abstract

Questa Tesi di Laurea Magistrale vuole puntare le sue riflessioni di fondo sull’evoluzione del ruolo che i ‘Beni culturali’, nella loro accezione più ampia di beni materiali ed immateriali, hanno assunto per l’umanità dalla seconda metà del XX secolo ai primi due decenni del Terzo Millennio. Se fino alla Seconda Guerra Mondiale (ma con la significativa eccezione della guerra nazista condotta contro le minoranze da eliminare),  i ‘Beni culturali’ potevano venire incidentalmente travolti, per così dire, dall’azione devastatrice di un conflitto armato, dagli anni Novanta del Novecento, nella ex-Jugoslavia prima e nelle aree del Vicino Oriente e del continente africano poi, i monumenti e le testimonianze più significative del gruppo etnico che si vorrebbe sopprimere sono diventati obiettivi strategici da eliminare dal proprio territorio storico al pari della componente umana che li ha prodotti. La sensibilità internazionale, all’indomani del Secondo Conflitto Mondiale e dei disastri da esso provocati in tale specifico settore, ha fatto sì che si individuassero e si mettessero a punto gli strumenti più efficaci per impedire una volta per tutte che si ripetesse tutto quel che era successo in Europa negli anni di quella Guerra. L’organismo naturale in cui l’intera umanità ha deciso di riconoscersi è l’ONU, ed è nell’ONU e nelle sue Istituzioni che occorre ricercare la  fonte  del Diritto nelle materie inerenti ai rapporti tra i popoli della Terra. La prima parte della Tesi è dedicata pertanto all’analisi degli strumenti giuridici che l’Organismo internazionale per eccellenza ha elaborato, tramite le sue diramazioni, in materia di protezione dei ‘Beni culturali’. La seconda parte pone l’attenzione sul caso più tragicamente esemplare verificatosi nel cuore dell’Europa, nella ex-Jugoslavia, alle porte dell’Italia, negli anni Novanta del XX secolo, quando cioè erano già stati elaborati gran parte degli strumenti giuridici che avrebbero dovuto impedire che si riverificassero quei crimini.  La terza, ed ultima, tratta un aspetto essenziale della questione, partendo proprio dalla valutazione di quanto avvenuto nella ex-Jugoslavia prima, nel Vicino Oriente e nel cuore del continente africano, nel recente passaggio delle consegne tra i due Millenni. Si tratta delle difficoltà  che incontra l’Organizzazione delle Nazioni Unite nel mettere a punto una forza di interposizione che impedisca, tra l’altro, la distruzione del Patrimonio Culturale (che è divenuta ormai la forma mediaticamente spettacolare del genocidio) e della capacità di risposta sul campo che una forza ben strutturata come la NATO ha sviluppato proprio in questi anni sul tema in questione.
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