Le politiche migratorie sono l’oggetto di cooperazioni intergovernative in Europa da più di vent’anni e dal 1999 sono divenute in gran parte di competenza comunitaria. L’emergere di una politica “trans- governativa” atta a regolare l’immigrazione, oltre ad avere un forte impatto sugli Stati membri ha delle conseguenze importanti per i Paesi vicini all’Unione Europea. L’impegno europeo nella lotta all’immigrazione clandestina ha portato allo sviluppo di nuovi dispositivi e metodi di controllo delle frontiere fino ad esternalizzarle, implicando in questa lotta i Paesi della riva sud del Mediterraneo. In questo contesto, l’Unione Europea lancia dei segnali contraddittori esercitando da un lato forti pressioni sui Paesi del bacino mediterraneo affinché si conformino ai parametri europei di democrazia e rispetto dei diritti umani, queste stesse richieste però sembrano passare in secondo piano quando si tratta di implicarli nel controllo dei flussi migratori irregolari provenienti da Paesi terzi. In questo caso dunque, viene richiesta a Paesi come il Marocco una collaborazione attiva nel controllo e nella gestione dei flussi irregolari verso l’Europa, spingendoli ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per bloccare, reprimere ed eliminare questo flusso di migranti che metterebbe a rischio le frontiere e la sicurezza dell’Europa. In quest’ottica, vorrei analizzare il ruolo svolto dal Marocco nella lotta e nel controllo dei flussi migratori provenienti dai Paesi subsahariani. Attraverso un’analisi approfondita dei documenti a disposizione, vorrei comprendere, da una parte, in che modo le politiche migratorie europee abbiano influenzato le politiche marocchine e, dall’altra, l’attitudine del Marocco nell’ambito delle negoziazioni con i Paesi dell’Unione Europea e con l’Unione stessa. In altre parole, il Marocco è stato definito in varie occasioni “gendarme d’Europe”, è veramente questo il ruolo che svolge nel Mediterraneo? Il Regno Alawita è una vittima, costretta per via della sua posizione geografica ad una cooperazione forzata con un partner che esercita forti pressioni affinché si attuino politiche migratorie più rigide, oppure lo Stato marocchino vede nella collaborazione attiva con i Paesi dell’Unione un’opportunità per trarne benefici? Nella prima parte analizzerò la dimensione, le origini e le rotte delle migrazioni subsahariane, cercando di comprendere le cause per le quali si è sviluppato questo flusso migratorio verso il Maghreb e l’Europa. Successivamente prenderò in considerazione il caso marocchino e il suo passaggio da Paese di emigrazione a “zona di transito” e immigrazione, approfondendo le problematiche derivanti da questo cambio e la posizione del governo di fronte a queste modifiche sostanziali. Nella seconda parte, il lavoro si muoverà verso le politiche messe in atto dall’Unione Europea nell’ambito del controllo e della gestione dei flussi migratori e il concetto di esternalizzazione della frontiera, focalizzando l’attenzione sugli strumenti utilizzati e sugli accordi stipulati tra gli Stati dell’Unione Europea e il Marocco nell’ambito della cooperazione in materia d’immigrazione. Questa parte si concluderà con un’analisi delle politiche marocchine in materia di immigrazione, concentrando l’attenzione sulla analisi e l’applicabilità della legge 02-03. Nella terza parte affronterò gli effetti di queste politiche migratorie sui migranti in transito in Marocco focalizzando la mia ricerca sull’efficacia e sulla legalità di tali politiche soprattutto rispetto alla questione dei diritti umani.

Il ruolo del Marocco nel Mediterraneo: l’esternalizzazione delle frontiere europee e la gestione dei flussi migratori.

Giordani, Giorgia
2014/2015

Abstract

Le politiche migratorie sono l’oggetto di cooperazioni intergovernative in Europa da più di vent’anni e dal 1999 sono divenute in gran parte di competenza comunitaria. L’emergere di una politica “trans- governativa” atta a regolare l’immigrazione, oltre ad avere un forte impatto sugli Stati membri ha delle conseguenze importanti per i Paesi vicini all’Unione Europea. L’impegno europeo nella lotta all’immigrazione clandestina ha portato allo sviluppo di nuovi dispositivi e metodi di controllo delle frontiere fino ad esternalizzarle, implicando in questa lotta i Paesi della riva sud del Mediterraneo. In questo contesto, l’Unione Europea lancia dei segnali contraddittori esercitando da un lato forti pressioni sui Paesi del bacino mediterraneo affinché si conformino ai parametri europei di democrazia e rispetto dei diritti umani, queste stesse richieste però sembrano passare in secondo piano quando si tratta di implicarli nel controllo dei flussi migratori irregolari provenienti da Paesi terzi. In questo caso dunque, viene richiesta a Paesi come il Marocco una collaborazione attiva nel controllo e nella gestione dei flussi irregolari verso l’Europa, spingendoli ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per bloccare, reprimere ed eliminare questo flusso di migranti che metterebbe a rischio le frontiere e la sicurezza dell’Europa. In quest’ottica, vorrei analizzare il ruolo svolto dal Marocco nella lotta e nel controllo dei flussi migratori provenienti dai Paesi subsahariani. Attraverso un’analisi approfondita dei documenti a disposizione, vorrei comprendere, da una parte, in che modo le politiche migratorie europee abbiano influenzato le politiche marocchine e, dall’altra, l’attitudine del Marocco nell’ambito delle negoziazioni con i Paesi dell’Unione Europea e con l’Unione stessa. In altre parole, il Marocco è stato definito in varie occasioni “gendarme d’Europe”, è veramente questo il ruolo che svolge nel Mediterraneo? Il Regno Alawita è una vittima, costretta per via della sua posizione geografica ad una cooperazione forzata con un partner che esercita forti pressioni affinché si attuino politiche migratorie più rigide, oppure lo Stato marocchino vede nella collaborazione attiva con i Paesi dell’Unione un’opportunità per trarne benefici? Nella prima parte analizzerò la dimensione, le origini e le rotte delle migrazioni subsahariane, cercando di comprendere le cause per le quali si è sviluppato questo flusso migratorio verso il Maghreb e l’Europa. Successivamente prenderò in considerazione il caso marocchino e il suo passaggio da Paese di emigrazione a “zona di transito” e immigrazione, approfondendo le problematiche derivanti da questo cambio e la posizione del governo di fronte a queste modifiche sostanziali. Nella seconda parte, il lavoro si muoverà verso le politiche messe in atto dall’Unione Europea nell’ambito del controllo e della gestione dei flussi migratori e il concetto di esternalizzazione della frontiera, focalizzando l’attenzione sugli strumenti utilizzati e sugli accordi stipulati tra gli Stati dell’Unione Europea e il Marocco nell’ambito della cooperazione in materia d’immigrazione. Questa parte si concluderà con un’analisi delle politiche marocchine in materia di immigrazione, concentrando l’attenzione sulla analisi e l’applicabilità della legge 02-03. Nella terza parte affronterò gli effetti di queste politiche migratorie sui migranti in transito in Marocco focalizzando la mia ricerca sull’efficacia e sulla legalità di tali politiche soprattutto rispetto alla questione dei diritti umani.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/4509