La Chiesa di San Felice di Venezia si trova nel mezzo della prima parte della Strada Nuova. L’esterno della fabbrica ha due ingressi: l’antico portale, il principale del 1535, in fondamenta Priuli o di San Felice, voluto da Girolamo Priuli detto “dalle Porte” e il secondario del 1555 in Strada Nuova. Il suo interno si presenta in stile neoclassico. Sette altari, tutti uguali, quattro di questi, portano dipinti di artisti dell’800. Ci si è chiesto quale destino abbia subito la chiesa nei secoli. Da qui il punto di partenza dello studio archivistico che ha portato ad identificare le varie committenze che vollero lasciare testimonianza nell’edificio. Si è quindi arrivati a delineare come doveva presentarsi l’antica fabbrica ricca di statue e dipinti. L’altare di san Giacomo, del Lombardo, con pala di Zuan Pietro Silvio della commissaria di Jacopo Priuli; l’altare di cha Ghisi dedicato a San Demetrio presente in chiesa già dal 1378, ma consegnato al ramo della famiglia nel 1555 con documentazione inedita. L’altare con il suo arredo di statue, in bronzo e pietra, voluto dalla meretrice Isabella Bellocchio alla fine del ‘500 con documentazione inedita. L’altare maggiore voluto dal dragomanno Michele Mambré. Non potevano mancare le antiche scuole di devozione, come quella del Santissimo Sacramento con i suoi tre dipinti del Tintoretto, con documentazione inedita che fa luce sulle motivazioni della loro vendita. Le scuole di arti e mestieri. La ricerca archivistica ottocentesca conclude la storia della chiesa di San Felice.

LA CHIESA DI SAN FELICE DI VENEZIA. UNA RICERCA D’ARCHIVIO.

Di Maio, Barbara
2020/2021

Abstract

La Chiesa di San Felice di Venezia si trova nel mezzo della prima parte della Strada Nuova. L’esterno della fabbrica ha due ingressi: l’antico portale, il principale del 1535, in fondamenta Priuli o di San Felice, voluto da Girolamo Priuli detto “dalle Porte” e il secondario del 1555 in Strada Nuova. Il suo interno si presenta in stile neoclassico. Sette altari, tutti uguali, quattro di questi, portano dipinti di artisti dell’800. Ci si è chiesto quale destino abbia subito la chiesa nei secoli. Da qui il punto di partenza dello studio archivistico che ha portato ad identificare le varie committenze che vollero lasciare testimonianza nell’edificio. Si è quindi arrivati a delineare come doveva presentarsi l’antica fabbrica ricca di statue e dipinti. L’altare di san Giacomo, del Lombardo, con pala di Zuan Pietro Silvio della commissaria di Jacopo Priuli; l’altare di cha Ghisi dedicato a San Demetrio presente in chiesa già dal 1378, ma consegnato al ramo della famiglia nel 1555 con documentazione inedita. L’altare con il suo arredo di statue, in bronzo e pietra, voluto dalla meretrice Isabella Bellocchio alla fine del ‘500 con documentazione inedita. L’altare maggiore voluto dal dragomanno Michele Mambré. Non potevano mancare le antiche scuole di devozione, come quella del Santissimo Sacramento con i suoi tre dipinti del Tintoretto, con documentazione inedita che fa luce sulle motivazioni della loro vendita. Le scuole di arti e mestieri. La ricerca archivistica ottocentesca conclude la storia della chiesa di San Felice.
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