La progressiva trasformazione dei rapporti di lavoro dovuta all'avvento imponente e inarrestabile della globalizzazione e del capitale finanziario senza più barriere e confini, ha virato verso una totale precarizzazione dei rapporti tra lavoratori e imprese, nonché una sostanziale trasformazione del diritto al e del lavoro. A questo si aggiunge una guerra salariale al ribasso tra gli stessi lavoratori, i quali pur di ovviare ad uno stato di disoccupazione prolungato, sono disposti a prestare il proprio lavoro a salari sempre più bassi. Nel mentre, le imprese si sono trovate a dover fronteggiare una concorrenza globale caratterizzata perlopiù da criteri al minor costo anziché qualitativi, a discapito della competenza e della qualità del lavoro prestato. La globalizzazione, dunque, ha contribuito in maniera enorme anche alla trasformazione del diritto al lavoro e del lavoro, fissando un principio fondamentale: piena flessibilità e mobilità dei lavoratori. Questa situazione si configura con la circolazione internazionale dei modelli contrattuali atipici, non più partoriti dalla mente dei legislatori ma dagli uffici legali delle multinazionali e dalle associazioni transnazionali. La prospettiva di mercato globale dovrebbe invece configurarsi in una visione di dualismo, o ancora meglio di complementarietà tra commercio internazionale e diritti sociali. Questo poiché le logiche liberiste, per loro natura, vanno demolendo i concetti di tutele e garanzie, spesso anche di quelle fondamentali: lo Stato Sociale, costruito e rafforzato nel corso del tempo, viene ora delegittimato, surclassato e messo in secondo piano assieme alle tutele e ai diritti in materia di lavoro, accompagnato dal declino dei dogmi tradizionali, quali il dogma della statualità del diritto e il dogma della sua nazionalità. È opportuno affrontare anche il problema dell'alienazione dell'uomo nella attuale società globalizzata e globalizzante, un regime totalitario e contraddittorio in continuo movimento, promotore di un mutamento antropologico dell'individuo, nonché del lavoratore, divenuto oramai homo precarius nel lavoro, nella condizione sociale, negli affetti e nella partecipazione politica. Il mio lavoro vuole analizzare lo stato dell’arte in materia di flessibilità lavorativa, partendo dalla pratica europea e mondialista della flexicurity nel suo tortuoso percorso di affermazione, per poi addentrarmi nella specificità del mercato del lavoro italiano per quel che concerne i giovani, analizzando il percorso riformatorio degli ultimi vent’anni con un focus particolare su alcune discipline contrattuali, alcuni programmi di politiche attive ed un approfondimento sulla nuova frontiera del lavoro agile e della certificazione delle competenze.
Giovani e diritto del lavoro: il "precario" caso italiano nell'era della globalizzazione
Baston, Marco
2018/2019
Abstract
La progressiva trasformazione dei rapporti di lavoro dovuta all'avvento imponente e inarrestabile della globalizzazione e del capitale finanziario senza più barriere e confini, ha virato verso una totale precarizzazione dei rapporti tra lavoratori e imprese, nonché una sostanziale trasformazione del diritto al e del lavoro. A questo si aggiunge una guerra salariale al ribasso tra gli stessi lavoratori, i quali pur di ovviare ad uno stato di disoccupazione prolungato, sono disposti a prestare il proprio lavoro a salari sempre più bassi. Nel mentre, le imprese si sono trovate a dover fronteggiare una concorrenza globale caratterizzata perlopiù da criteri al minor costo anziché qualitativi, a discapito della competenza e della qualità del lavoro prestato. La globalizzazione, dunque, ha contribuito in maniera enorme anche alla trasformazione del diritto al lavoro e del lavoro, fissando un principio fondamentale: piena flessibilità e mobilità dei lavoratori. Questa situazione si configura con la circolazione internazionale dei modelli contrattuali atipici, non più partoriti dalla mente dei legislatori ma dagli uffici legali delle multinazionali e dalle associazioni transnazionali. La prospettiva di mercato globale dovrebbe invece configurarsi in una visione di dualismo, o ancora meglio di complementarietà tra commercio internazionale e diritti sociali. Questo poiché le logiche liberiste, per loro natura, vanno demolendo i concetti di tutele e garanzie, spesso anche di quelle fondamentali: lo Stato Sociale, costruito e rafforzato nel corso del tempo, viene ora delegittimato, surclassato e messo in secondo piano assieme alle tutele e ai diritti in materia di lavoro, accompagnato dal declino dei dogmi tradizionali, quali il dogma della statualità del diritto e il dogma della sua nazionalità. È opportuno affrontare anche il problema dell'alienazione dell'uomo nella attuale società globalizzata e globalizzante, un regime totalitario e contraddittorio in continuo movimento, promotore di un mutamento antropologico dell'individuo, nonché del lavoratore, divenuto oramai homo precarius nel lavoro, nella condizione sociale, negli affetti e nella partecipazione politica. Il mio lavoro vuole analizzare lo stato dell’arte in materia di flessibilità lavorativa, partendo dalla pratica europea e mondialista della flexicurity nel suo tortuoso percorso di affermazione, per poi addentrarmi nella specificità del mercato del lavoro italiano per quel che concerne i giovani, analizzando il percorso riformatorio degli ultimi vent’anni con un focus particolare su alcune discipline contrattuali, alcuni programmi di politiche attive ed un approfondimento sulla nuova frontiera del lavoro agile e della certificazione delle competenze.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
861073-1213242.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
654.87 kB
Formato
Adobe PDF
|
654.87 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14247/4354