La Serenissima nel corso dei secoli si è sempre distinta per aver dato i natali ad artisti illustri, che hanno contribuito ad esportare nel mondo l’immagine della città lagunare e dei suoi principali esponenti. Del resto non stupisce che in un contesto sociale in cui l’affermazione personale rappresentava motivo di vanto e prestigio, si vedano fiorire scuole di ritrattisti, tutt’ora tra le più famose al mondo. Se a cavallo tra il XVI e XVII le punte di diamante del ritratto a Venezia erano, un ormai affermato ed anziano Tintoretto e un fiorente Leandro Bassano, nell’entroterra troviamo dei veri e propri alter ego dei maestri lagunari, pur con tutte le ristrettezze proprie dell’arte di provincia. È questo il caso di Francesco Apollodoro detto il Porcìa (1531-1612) che si configura come il ritrattista per eccellenza dell’aristocrazia padovana. Nonostante le fonti storiche a lui coeve lo descrivano come “omo stimato in Padova nel far de’ ritratti”, la critica moderna non è stata altrettanto clemente, in quanto, per scarsità di fonti si è riusciti solo ad avere un’idea frammentaria della sua produzione. In questo lavoro si cercherà di fare luce sulle criticità ed i pregi dell’artista, seguendo un’ipotesi di ordinazione delle opere a lui attribuibili e lo stato dell’arte, al fine di produrre un catalogo ragionato.

Francesco Apollodoro detto il Porcia

Baldan, Elena
2020/2021

Abstract

La Serenissima nel corso dei secoli si è sempre distinta per aver dato i natali ad artisti illustri, che hanno contribuito ad esportare nel mondo l’immagine della città lagunare e dei suoi principali esponenti. Del resto non stupisce che in un contesto sociale in cui l’affermazione personale rappresentava motivo di vanto e prestigio, si vedano fiorire scuole di ritrattisti, tutt’ora tra le più famose al mondo. Se a cavallo tra il XVI e XVII le punte di diamante del ritratto a Venezia erano, un ormai affermato ed anziano Tintoretto e un fiorente Leandro Bassano, nell’entroterra troviamo dei veri e propri alter ego dei maestri lagunari, pur con tutte le ristrettezze proprie dell’arte di provincia. È questo il caso di Francesco Apollodoro detto il Porcìa (1531-1612) che si configura come il ritrattista per eccellenza dell’aristocrazia padovana. Nonostante le fonti storiche a lui coeve lo descrivano come “omo stimato in Padova nel far de’ ritratti”, la critica moderna non è stata altrettanto clemente, in quanto, per scarsità di fonti si è riusciti solo ad avere un’idea frammentaria della sua produzione. In questo lavoro si cercherà di fare luce sulle criticità ed i pregi dell’artista, seguendo un’ipotesi di ordinazione delle opere a lui attribuibili e lo stato dell’arte, al fine di produrre un catalogo ragionato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/4142