Che cos’è la vita? Apparentemente è una semplice domanda, ma in realtà è un quesito che permea diverse discipline, non solo le scienze, ma anche la filosofia, e che ha interessato una moltitudine di pensatori, ognuno dei quali ha formulato una propria teoria, teorie che si discostano l’una dall’altra. Proprio per le sue sfaccettature, alla vita non è stata riconosciuta una definizione universale. Le scienze, come la biologia, si sono per anni impegnate a cercare di dare una risposta a questa domanda, non arrivando mai ad una definizione concorde. Nella maggior parte delle teorie, la vita viene sempre contrapposta al suo contrario, alla morte, e si cerca di trovare una definizione a entrambi i termini, poiché uno implica l’altro. La stessa storia della filosofia è attraversata da questo interrogativo e dal conseguente binomio vita-morte; infatti, non si può pensare la prima senza la seconda e viceversa. Nel mio elaborato, ho analizzato l’argomento dal punto di vista di Hans Jonas, partendo da una delle sue opere più importanti, ovvero le sue “Memorie”, dove ci lascia una documentazione della sua vita, da cui ho appunto iniziato. In seguito, ho analizzato opere come “Organismo e libertà”, “Evoluzione e libertà”, “Tecnica, medicina ed etica” per affrontare dei temi centrali nel pensiero jonasiano, temi come il dualismo, l’importanza del corpo e del sé, il ruolo della tecnica nel mondo e l’uso che l’uomo ne fa. In questo contesto, Jonas si è interessato a trovare una definizione di vita, concentrandosi su come essa si trasformi con l’avvento della tecnologia, come sia vivere nel contesto del mondo moderno, con le relative nuove scoperte e gli effetti che hanno sull’essere vivente, si domanda se la tecnica possa essere un pericolo per l’uomo e per le generazioni future. Jonas parla dunque di un’etica della responsabilità, una responsabilità nei confronti di chi ancora deve venire. In questo senso, fondamentale è stato vedere come la tecnica giochi un ruolo importante nella vita dell’uomo, come influisca su ogni aspetto della sua esistenza, in particolar modo nella medicina: le nuove tecnologie permettono agli esseri umani di affrontare i problemi legati alla salute in modo diverso. L’uomo quindi ha così modo di ripensare anche al rapporto con la morte: essa diventa un elemento da controllare, l’essere umano si sente in grado di governarla e gestirla a suo piacimento. Per questo, oltre al diritto di vivere una vita buona all’insegna del rispetto, Jonas parla anche del diritto di morire, in quanto il diritto di vivere include anche quello di morire. In questo contesto, chi ha il potere di scegliere quando la vita di qualcuno deve cessare? L’uomo è libero di scegliere come e quando morire? Fino a quando una vita è degna di essere vissuta?

Vita e morte come binomio inscindibile: un percorso attraverso il pensiero di Hans Jonas.

CREMA, BEATRICE
2024/2025

Abstract

Che cos’è la vita? Apparentemente è una semplice domanda, ma in realtà è un quesito che permea diverse discipline, non solo le scienze, ma anche la filosofia, e che ha interessato una moltitudine di pensatori, ognuno dei quali ha formulato una propria teoria, teorie che si discostano l’una dall’altra. Proprio per le sue sfaccettature, alla vita non è stata riconosciuta una definizione universale. Le scienze, come la biologia, si sono per anni impegnate a cercare di dare una risposta a questa domanda, non arrivando mai ad una definizione concorde. Nella maggior parte delle teorie, la vita viene sempre contrapposta al suo contrario, alla morte, e si cerca di trovare una definizione a entrambi i termini, poiché uno implica l’altro. La stessa storia della filosofia è attraversata da questo interrogativo e dal conseguente binomio vita-morte; infatti, non si può pensare la prima senza la seconda e viceversa. Nel mio elaborato, ho analizzato l’argomento dal punto di vista di Hans Jonas, partendo da una delle sue opere più importanti, ovvero le sue “Memorie”, dove ci lascia una documentazione della sua vita, da cui ho appunto iniziato. In seguito, ho analizzato opere come “Organismo e libertà”, “Evoluzione e libertà”, “Tecnica, medicina ed etica” per affrontare dei temi centrali nel pensiero jonasiano, temi come il dualismo, l’importanza del corpo e del sé, il ruolo della tecnica nel mondo e l’uso che l’uomo ne fa. In questo contesto, Jonas si è interessato a trovare una definizione di vita, concentrandosi su come essa si trasformi con l’avvento della tecnologia, come sia vivere nel contesto del mondo moderno, con le relative nuove scoperte e gli effetti che hanno sull’essere vivente, si domanda se la tecnica possa essere un pericolo per l’uomo e per le generazioni future. Jonas parla dunque di un’etica della responsabilità, una responsabilità nei confronti di chi ancora deve venire. In questo senso, fondamentale è stato vedere come la tecnica giochi un ruolo importante nella vita dell’uomo, come influisca su ogni aspetto della sua esistenza, in particolar modo nella medicina: le nuove tecnologie permettono agli esseri umani di affrontare i problemi legati alla salute in modo diverso. L’uomo quindi ha così modo di ripensare anche al rapporto con la morte: essa diventa un elemento da controllare, l’essere umano si sente in grado di governarla e gestirla a suo piacimento. Per questo, oltre al diritto di vivere una vita buona all’insegna del rispetto, Jonas parla anche del diritto di morire, in quanto il diritto di vivere include anche quello di morire. In questo contesto, chi ha il potere di scegliere quando la vita di qualcuno deve cessare? L’uomo è libero di scegliere come e quando morire? Fino a quando una vita è degna di essere vissuta?
2024
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