The thesis examines the transformation of the Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía during Manuel Borja-Villel's leadership (2008-2023), emphasizing the connection between New Museology, critiques of neoliberalism, and practices of cultural democratization. Starting from theories of critical museology, it traces Borja-Villel's career from the Fundació Tàpies and MACBA to the development of an institutional model that views the museum as a communal space. Through reorganizing the collection, public programs, and transnational collaboration networks, the Reina Sofía shifts from being a neutral container to a political and social tool capable of fostering shared knowledge and hosting conflicts. This context leads to the creation of Museo Situado, founded in the multi-ethnic neighborhood of Lavapiés in response to social tensions and the need to establish horizontal relationships with the community. Its initiatives—from language and rights schools to the Picnic del Barrio—demonstrate how the museum can serve as a democratic laboratory, infiltrated by feminist, anti-racist, and migrant struggles. The research thus underscores how the Reina Sofía model offers an alternative to the extractive and commodified nature of art, transforming the museum into a space for situated participation, co-creating memory, and engaging in political experimentation.

La tesi analizza la trasformazione del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía durante la direzione di Manuel Borja-Villel (2008-2023), ponendo al centro il legame tra Nuova Museologia, critica al neoliberismo e pratiche di democratizzazione culturale. A partire dalle teorie della museologia critica, si ricostruisce il percorso di Borja-Villel, dalla Fundació Tàpies e il MACBA fino all’elaborazione di un modello istituzionale che interpreta il museo come spazio del comune. Attraverso la riorganizzazione della collezione, i programmi pubblici e le reti transnazionali di collaborazione, il Reina Sofía si configura non più come contenitore neutrale ma come dispositivo politico e sociale capace di produrre conoscenza condivisa e di ospitare conflitti. In questo quadro si inserisce l’esperienza del Museo Situado, nato nel quartiere multietnico di Lavapiés in seguito a tensioni sociali e all’esigenza di costruire relazioni orizzontali con la comunità. Le sue pratiche – dalle scuole di lingua e diritti al Picnic del Barrio – mostrano come il museo possa diventare un laboratorio democratico, attraversato da lotte femministe, antirazziste e migranti. La ricerca mette così in evidenza come il modello del Reina Sofía apra una prospettiva alternativa alla logica estrattiva e mercificata dell’arte, orientando l’istituzione museale verso forme di partecipazione situata, co-produzione di memoria e sperimentazione politica.

From the Institution to the Common: Manuel Borja-Villel’s Critical Project and the Museo Situado at Reina Sofía

ALBANESE, CARLOTTA MARIA
2024/2025

Abstract

The thesis examines the transformation of the Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía during Manuel Borja-Villel's leadership (2008-2023), emphasizing the connection between New Museology, critiques of neoliberalism, and practices of cultural democratization. Starting from theories of critical museology, it traces Borja-Villel's career from the Fundació Tàpies and MACBA to the development of an institutional model that views the museum as a communal space. Through reorganizing the collection, public programs, and transnational collaboration networks, the Reina Sofía shifts from being a neutral container to a political and social tool capable of fostering shared knowledge and hosting conflicts. This context leads to the creation of Museo Situado, founded in the multi-ethnic neighborhood of Lavapiés in response to social tensions and the need to establish horizontal relationships with the community. Its initiatives—from language and rights schools to the Picnic del Barrio—demonstrate how the museum can serve as a democratic laboratory, infiltrated by feminist, anti-racist, and migrant struggles. The research thus underscores how the Reina Sofía model offers an alternative to the extractive and commodified nature of art, transforming the museum into a space for situated participation, co-creating memory, and engaging in political experimentation.
2024
La tesi analizza la trasformazione del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía durante la direzione di Manuel Borja-Villel (2008-2023), ponendo al centro il legame tra Nuova Museologia, critica al neoliberismo e pratiche di democratizzazione culturale. A partire dalle teorie della museologia critica, si ricostruisce il percorso di Borja-Villel, dalla Fundació Tàpies e il MACBA fino all’elaborazione di un modello istituzionale che interpreta il museo come spazio del comune. Attraverso la riorganizzazione della collezione, i programmi pubblici e le reti transnazionali di collaborazione, il Reina Sofía si configura non più come contenitore neutrale ma come dispositivo politico e sociale capace di produrre conoscenza condivisa e di ospitare conflitti. In questo quadro si inserisce l’esperienza del Museo Situado, nato nel quartiere multietnico di Lavapiés in seguito a tensioni sociali e all’esigenza di costruire relazioni orizzontali con la comunità. Le sue pratiche – dalle scuole di lingua e diritti al Picnic del Barrio – mostrano come il museo possa diventare un laboratorio democratico, attraversato da lotte femministe, antirazziste e migranti. La ricerca mette così in evidenza come il modello del Reina Sofía apra una prospettiva alternativa alla logica estrattiva e mercificata dell’arte, orientando l’istituzione museale verso forme di partecipazione situata, co-produzione di memoria e sperimentazione politica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/27025