Durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica dovettero competere in un gioco di influenze, per impedire l’espansione l’uno dell’altra all’interno della propria area di influenza e, allo stesso tempo, cercare nuovi alleati guardando a quei paesi che non avevano ancora scelto con chi schierarsi. Questa competizione si svolse su diversi piani: militare, economico, culturale, finanche sportivo e valoriale. Nell’ambito valoriale, agli inizi della Guerra Fredda, emerse una nuova categoria, quella dei Diritti Umani, fondata e promossa dagli Stati Uniti e, come questa tesi analizzerà, paradossalmente da loro stessi violata. Infatti, per gran parte della Guerra Fredda, gli Stati Uniti si rifiutarono, di partecipare alle conferenze che miravano alla costruzione di un codice di leggi internazionali a supporto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dalle Nazioni Unite nel 1948. Ciò, per evitare di dover rispondere a un’autorità internazionale superiore, che scavalcasse la stessa Costituzione federale, ma più che un tema costituzionale era la riluttanza ad ammettere la possibilità di una limitazione della propria sovranità, seppur per fini nobili. Nonostante la latitanza statunitense alle conferenze internazionali, essi non si astennero dall’utilizzare una retorica politica basata sui Diritti Umani come parte della campagna anti-sovietica e, in seguito, come strumento di giustificazione morale della loro leadership dopo il 1991. Inoltre ci furono casi in cui gli stessi Stati Uniti e i loro alleati si videro protagonisti di aperte violazione dei Diritti Umani. Quindi, da un lato, gli statunitensi si proponevano come promotori e garanti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dall’altro come i trasgressori. Per cercare di capire tali incongruenze, questo studio si pone come obiettivo di introdurre un nuovo termine per definire questa incoerenza, “Human Rights Washing”, che si intende utilizzare per affrontare due casi studio: le relazioni USA – Argentina durante la dittatura militare e l’invasione statunitense dell’Iraq.
Lo Human Rights Washing nella politica estera statunitense. Dal mondo bipolare all’unipolarismo.
RAVASI, GIANLUCA MARIA
2024/2025
Abstract
Durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica dovettero competere in un gioco di influenze, per impedire l’espansione l’uno dell’altra all’interno della propria area di influenza e, allo stesso tempo, cercare nuovi alleati guardando a quei paesi che non avevano ancora scelto con chi schierarsi. Questa competizione si svolse su diversi piani: militare, economico, culturale, finanche sportivo e valoriale. Nell’ambito valoriale, agli inizi della Guerra Fredda, emerse una nuova categoria, quella dei Diritti Umani, fondata e promossa dagli Stati Uniti e, come questa tesi analizzerà, paradossalmente da loro stessi violata. Infatti, per gran parte della Guerra Fredda, gli Stati Uniti si rifiutarono, di partecipare alle conferenze che miravano alla costruzione di un codice di leggi internazionali a supporto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dalle Nazioni Unite nel 1948. Ciò, per evitare di dover rispondere a un’autorità internazionale superiore, che scavalcasse la stessa Costituzione federale, ma più che un tema costituzionale era la riluttanza ad ammettere la possibilità di una limitazione della propria sovranità, seppur per fini nobili. Nonostante la latitanza statunitense alle conferenze internazionali, essi non si astennero dall’utilizzare una retorica politica basata sui Diritti Umani come parte della campagna anti-sovietica e, in seguito, come strumento di giustificazione morale della loro leadership dopo il 1991. Inoltre ci furono casi in cui gli stessi Stati Uniti e i loro alleati si videro protagonisti di aperte violazione dei Diritti Umani. Quindi, da un lato, gli statunitensi si proponevano come promotori e garanti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dall’altro come i trasgressori. Per cercare di capire tali incongruenze, questo studio si pone come obiettivo di introdurre un nuovo termine per definire questa incoerenza, “Human Rights Washing”, che si intende utilizzare per affrontare due casi studio: le relazioni USA – Argentina durante la dittatura militare e l’invasione statunitense dell’Iraq.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/26939