Pieno di merito, ma poeticamente abita ̸ l’uomo su questa terra» In questo detto del poeta si racchiude ciò di cui vorrei provare a trattare nel suddetto lavoro. Il tentativo di Heidegger, attraverso la lettura e la sua Erläuterung del poetare hölderliniano, di mostrare, indicare, attraverso cenni, un cammino diverso da poter intraprendere per il soggiornare dell’uomo su questa terra. «Una cosa è utilizzare semplicemente la terra; un’altra è, invece, ricevere la benedizione della terra e stabilirsi nella legge di questa accettazione come nella propria casa (heimisch zu werden) per custodire il segreto dell’essere e vegliare sull’inviolabilità del possibile». Hölderlin per il filosofo tedesco è il salto, il passo indietro, la sua poesia non è metafisica, e cessando di essere tale «cessa anche di essere arte» . La prima parte del detto del poeta secondo Heidegger indica la limitazione di questo, ossia la parte debole della frase avversativa, a differenza di quanto si potrebbe pensare. Questa sta ad indicare l’esistenza inautentica dell’uomo che come animal rationale (come animale che lavora) si trova ad errare attraverso i deserti della devastazione della terra, rivolto al merito, al progresso, al lavoro tecnico, dominato dal pensiero metafisico occidentale del fare e produrre «L’animale da lavoro è abbandonato alla vertigine delle sue produzioni, affinché da se stesso si distrugga e si annienti nella nullità del niente» . «Tutto ciò non tocca l’essenza del suo (dell’uomo) abitare su questa terra». L’altra parte della parola del poeta dei poeti per Heidegger accenna quello che dovrebbe (o potrebbe) essere l’autentico abitare e soggiornare dell’uomo su questa terra, «questo è nella sua essenza poetico» . Per il filosofo tedesco, quando Hölderlin parla dell’abitare guarda al tratto fondamentale dell’esserci dell’uomo, e questo abitare viene reso autentico proprio dal poetare, «Proprio il poetare porta invece l’uomo sulla terra, lo porta ad essa, e lo porta così nell’abitare». Ritengo una necessità del pensiero attraversare vertiginosamente le meditazioni di Heidegger sulla questione della tecnica, della metafisica e del suo oltrepassamento (Uberwindung) per potersi orientare con appigli all’interno della dimora abissale del filosofo tedesco, senza i quali la caduta nella confusione sembra essa stessa un’ulteriore necessità. Andando così a vedere che dalla ricerca dell’essenza della tecnica occorrerà passare alla ricerca dell’essenza dell’arte «poiché l’essenza della tecnica non è nulla di tecnico, bisogna che la meditazione essenziale sulla tecnica e il confronto decisivo con essa avvenga in un ambito che da un lato è affine all’essenza della tecnica, e dall’altro ne è tuttavia fondamentalmente distinto. Tale ambito è l’arte». Infine arrivare a concentrarsi sull’essenza della poesia, in quanto questa sia la forma eminente di arte, e la stessa essenza di quest’ultima, analizzando dunque i cinque detti guida esposti nella conferenza tenutasi a Roma agli Studi germanici Italiani nel 1936. Un tentativo di pensare altrimenti (poetico) da quello filosofico metafisico, alla ricerca di un sentiero, o corso (der Ister) attraverso cui l’uomo possa abitare autenticamente nel mondo, su questa terra. Gli inni fluviali ci dicono qualcosa in maniera enigmatica, misteriosa, non razionale, non certa, non chiara ed evidente del farsi-di casa dell’uomo storico. Per essere tale ha dovuto prima essere un viandante, un vagabondo errando, in quanto chi è già di casa non può farsi di casa :«Solo in quanto migranti diveniamo davvero abitanti» , un soggiornare nella località della transitorietà.

MARTIN HEIDEGGER. Un nuovo ethos: dalla tecnica all'abitare poetico

LUCHESA, NICOLÒ
2024/2025

Abstract

Pieno di merito, ma poeticamente abita ̸ l’uomo su questa terra» In questo detto del poeta si racchiude ciò di cui vorrei provare a trattare nel suddetto lavoro. Il tentativo di Heidegger, attraverso la lettura e la sua Erläuterung del poetare hölderliniano, di mostrare, indicare, attraverso cenni, un cammino diverso da poter intraprendere per il soggiornare dell’uomo su questa terra. «Una cosa è utilizzare semplicemente la terra; un’altra è, invece, ricevere la benedizione della terra e stabilirsi nella legge di questa accettazione come nella propria casa (heimisch zu werden) per custodire il segreto dell’essere e vegliare sull’inviolabilità del possibile». Hölderlin per il filosofo tedesco è il salto, il passo indietro, la sua poesia non è metafisica, e cessando di essere tale «cessa anche di essere arte» . La prima parte del detto del poeta secondo Heidegger indica la limitazione di questo, ossia la parte debole della frase avversativa, a differenza di quanto si potrebbe pensare. Questa sta ad indicare l’esistenza inautentica dell’uomo che come animal rationale (come animale che lavora) si trova ad errare attraverso i deserti della devastazione della terra, rivolto al merito, al progresso, al lavoro tecnico, dominato dal pensiero metafisico occidentale del fare e produrre «L’animale da lavoro è abbandonato alla vertigine delle sue produzioni, affinché da se stesso si distrugga e si annienti nella nullità del niente» . «Tutto ciò non tocca l’essenza del suo (dell’uomo) abitare su questa terra». L’altra parte della parola del poeta dei poeti per Heidegger accenna quello che dovrebbe (o potrebbe) essere l’autentico abitare e soggiornare dell’uomo su questa terra, «questo è nella sua essenza poetico» . Per il filosofo tedesco, quando Hölderlin parla dell’abitare guarda al tratto fondamentale dell’esserci dell’uomo, e questo abitare viene reso autentico proprio dal poetare, «Proprio il poetare porta invece l’uomo sulla terra, lo porta ad essa, e lo porta così nell’abitare». Ritengo una necessità del pensiero attraversare vertiginosamente le meditazioni di Heidegger sulla questione della tecnica, della metafisica e del suo oltrepassamento (Uberwindung) per potersi orientare con appigli all’interno della dimora abissale del filosofo tedesco, senza i quali la caduta nella confusione sembra essa stessa un’ulteriore necessità. Andando così a vedere che dalla ricerca dell’essenza della tecnica occorrerà passare alla ricerca dell’essenza dell’arte «poiché l’essenza della tecnica non è nulla di tecnico, bisogna che la meditazione essenziale sulla tecnica e il confronto decisivo con essa avvenga in un ambito che da un lato è affine all’essenza della tecnica, e dall’altro ne è tuttavia fondamentalmente distinto. Tale ambito è l’arte». Infine arrivare a concentrarsi sull’essenza della poesia, in quanto questa sia la forma eminente di arte, e la stessa essenza di quest’ultima, analizzando dunque i cinque detti guida esposti nella conferenza tenutasi a Roma agli Studi germanici Italiani nel 1936. Un tentativo di pensare altrimenti (poetico) da quello filosofico metafisico, alla ricerca di un sentiero, o corso (der Ister) attraverso cui l’uomo possa abitare autenticamente nel mondo, su questa terra. Gli inni fluviali ci dicono qualcosa in maniera enigmatica, misteriosa, non razionale, non certa, non chiara ed evidente del farsi-di casa dell’uomo storico. Per essere tale ha dovuto prima essere un viandante, un vagabondo errando, in quanto chi è già di casa non può farsi di casa :«Solo in quanto migranti diveniamo davvero abitanti» , un soggiornare nella località della transitorietà.
2024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/26782