IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE NELLA DIDATTICA DELLE LINGUE

This thesis examines the role of nonverbal communication (NVC) in language education, with particular attention to multilingual primary school classrooms. Drawing on the contributions of Birdwhistell, Ekman, Argyle, Knapp & Hall, Poyatos, Balboni, and Caon, it highlights how gestures, facial expressions, gaze, posture, proxemics, prosody, and silence are not marginal elements but essential components of communicative competence. The research reviews the main theoretical approaches, explores the cultural variability of NVC, and discusses its implications for the development of intercultural communicative competence (ICC), stressing the risks of ethnocentrism, stereotypes, and misunderstandings when nonverbal codes are interpreted through different cultural frames. From a didactic perspective, NVC enhances comprehensibility, lowers the affective filter (Krashen), stimulates motivation, and fosters inclusion in multilingual settings. The methodological frameworks of Balboni and Caon are presented, showing how multimodal strategies can facilitate learning and promote intercultural awareness. The originality of this work lies in the design of a Learning Unit entirely dedicated to NVC, structured according to Balboni’s five-phase model and enriched with activities of observation, critical analysis, creative production, and self-/peer evaluation. The reflections developed suggest that NVC, when systematically integrated into curricula, can support language acquisition, strengthen intercultural competence, and contribute to creating a more inclusive, motivating, and participatory learning environment.

La tesi analizza il ruolo della comunicazione non verbale (CNV) nell’educazione linguistica, con particolare attenzione alle classi plurilingui della scuola primaria. Sulla base dei contributi di Birdwhistell, Ekman, Argyle, Knapp & Hall, Poyatos, Balboni e Caon, si mostra come gesti, mimica facciale, sguardo, postura, prossemica, prosodia e silenzio non siano elementi marginali, ma componenti essenziali della competenza comunicativa. La ricerca esamina i principali approcci teorici, mette in evidenza la variabilità culturale della CNV e discute le implicazioni per lo sviluppo della competenza comunicativa interculturale (ICC), sottolineando i rischi di etnocentrismo, stereotipi e fraintendimenti legati a diversi codici culturali. Dal punto di vista didattico, la CNV migliora la comprensibilità, riduce il filtro affettivo (Krashen), stimola la motivazione e favorisce l’inclusione nelle classi multilingui. Sono presentati i quadri metodologici di Balboni e Caon, che mostrano come strategie multimodali possano facilitare l’apprendimento e promuovere la consapevolezza interculturale. L’originalità del lavoro risiede nella progettazione di un’Unità di Apprendimento dedicata alla CNV, strutturata secondo le cinque fasi di Balboni e arricchita da attività di osservazione, analisi critica, produzione creativa e autovalutazione/peer evaluation. Le riflessioni emerse suggeriscono che la CNV, se integrata in modo sistematico nei curricula, possa sostenere l’acquisizione linguistica, potenziare la competenza interculturale e contribuire a rendere l’ambiente educativo più inclusivo, motivante e partecipativo.