La tesi analizza il ruolo delle feste popolari a Venezia come strumenti di coesione sociale e di resistenza alle dinamiche di spopolamento e turistificazione che investono la città lagunare. Dopo una ricostruzione teorica sul concetto di festa nella tradizione antropologica e sulla sua evoluzione come patrimonio culturale immateriale, il lavoro interpreta Venezia attraverso la metafora della “città-palcoscenico”, sospesa tra vissuto quotidiano e rappresentazione turistica. L’indagine etnografica, condotta tramite osservazione partecipante e interviste qualitative, si concentra su tre celebrazioni che ho definito come “di campo”: la festa Sant’Antonio a San Francesco della Vigna, la festa di San Pietro di Castello e la festa di beneficenza di San Giacomo dall’Orio. Queste feste, organizzate dal volontariato locale e radicate in dimensioni religiose, conviviali e solidali, si configurano non solo come occasioni di svago, ma come presìdi di socialità, memoria e identità. Pur marginali rispetto ai grandi eventi cittadini (Carnevale, Redentore, Salute), esse rappresentano spazi cruciali di riappropriazione urbana e di produzione di capitale sociale, capaci di coinvolgere generazioni diverse in un processo di trasmissione culturale. Le feste popolari di campo veneziane emergono così come forme di patrimonio vivente, in grado di mantenere Venezia non solo città-museo, ma comunità viva e partecipe.
Far festa nei campi. Pratiche comunitarie e forme di resistenza locale nelle feste di campo a Venezia
LANZA, RICCARDO
2024/2025
Abstract
La tesi analizza il ruolo delle feste popolari a Venezia come strumenti di coesione sociale e di resistenza alle dinamiche di spopolamento e turistificazione che investono la città lagunare. Dopo una ricostruzione teorica sul concetto di festa nella tradizione antropologica e sulla sua evoluzione come patrimonio culturale immateriale, il lavoro interpreta Venezia attraverso la metafora della “città-palcoscenico”, sospesa tra vissuto quotidiano e rappresentazione turistica. L’indagine etnografica, condotta tramite osservazione partecipante e interviste qualitative, si concentra su tre celebrazioni che ho definito come “di campo”: la festa Sant’Antonio a San Francesco della Vigna, la festa di San Pietro di Castello e la festa di beneficenza di San Giacomo dall’Orio. Queste feste, organizzate dal volontariato locale e radicate in dimensioni religiose, conviviali e solidali, si configurano non solo come occasioni di svago, ma come presìdi di socialità, memoria e identità. Pur marginali rispetto ai grandi eventi cittadini (Carnevale, Redentore, Salute), esse rappresentano spazi cruciali di riappropriazione urbana e di produzione di capitale sociale, capaci di coinvolgere generazioni diverse in un processo di trasmissione culturale. Le feste popolari di campo veneziane emergono così come forme di patrimonio vivente, in grado di mantenere Venezia non solo città-museo, ma comunità viva e partecipe.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/26403