La presente ricerca analizza i 58 volumi del Diario di Marin Sanudo, con particolare attenzione all’impiego e alla ricorrenza della parola esequie. L’indagine, condotta attraverso una sistematica raccolta e organizzazione dei dati testuali, ha l’obiettivo di ricostruire un quadro delle pratiche e delle rappresentazioni legate al lutto nella Repubblica di Venezia tra XV e XVI secolo. L’elaborazione dei materiali consente di osservare come le esequie non costituissero soltanto un rito religioso o un momento privato, ma venissero assunte dalla Repubblica come strumento politico e scenico, funzionale alla gestione del potere e alla costruzione di un’immagine condivisa. Attraverso i funerali, le autorità potevano ribadire gerarchie, consolidare rapporti interni ed esterni e offrire alla cittadinanza spettacoli di forte valore simbolico. Il lavoro prende in considerazione diverse tipologie di funerali: quelli dei dogi, in cui il lutto diventava occasione di riaffermazione istituzionale; quelli dei patrizi, che segnalavano la posizione e il prestigio della classe dirigente; e quelli di stranieri, che permettono di cogliere le dinamiche diplomatiche e le relazioni della Repubblica con altre realtà politiche. Dall’analisi emerge come il tema delle esequie, lungi dall’essere un aspetto marginale della cronaca sanudiana, si riveli un osservatorio privilegiato per comprendere i meccanismi di autorappresentazione della Serenissima, la sua cultura politica e la capacità di tradurre il lutto in un linguaggio di potere.

Il lutto in scena Riti funebri, memoria civica e rappresentazione collettiva nei Diarii di Marin Sanudo

TREVISAN, CARLOTTA
2024/2025

Abstract

La presente ricerca analizza i 58 volumi del Diario di Marin Sanudo, con particolare attenzione all’impiego e alla ricorrenza della parola esequie. L’indagine, condotta attraverso una sistematica raccolta e organizzazione dei dati testuali, ha l’obiettivo di ricostruire un quadro delle pratiche e delle rappresentazioni legate al lutto nella Repubblica di Venezia tra XV e XVI secolo. L’elaborazione dei materiali consente di osservare come le esequie non costituissero soltanto un rito religioso o un momento privato, ma venissero assunte dalla Repubblica come strumento politico e scenico, funzionale alla gestione del potere e alla costruzione di un’immagine condivisa. Attraverso i funerali, le autorità potevano ribadire gerarchie, consolidare rapporti interni ed esterni e offrire alla cittadinanza spettacoli di forte valore simbolico. Il lavoro prende in considerazione diverse tipologie di funerali: quelli dei dogi, in cui il lutto diventava occasione di riaffermazione istituzionale; quelli dei patrizi, che segnalavano la posizione e il prestigio della classe dirigente; e quelli di stranieri, che permettono di cogliere le dinamiche diplomatiche e le relazioni della Repubblica con altre realtà politiche. Dall’analisi emerge come il tema delle esequie, lungi dall’essere un aspetto marginale della cronaca sanudiana, si riveli un osservatorio privilegiato per comprendere i meccanismi di autorappresentazione della Serenissima, la sua cultura politica e la capacità di tradurre il lutto in un linguaggio di potere.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/26320