Nel panorama dell’Italia postunitaria, la nascente letteratura nazionale assume un ruolo strategico nella costruzione di una nuova identità collettiva, dimostrandosi in grado di contribuire concretamente alla trasmissione dei nuovi valori civili e morali voluti dal neonato Regno d’Italia. Questo lavoro si propone di seguire il lungo percorso del complicato processo avviato nella seconda metà del XIX secolo in cui il governo, una volta raggiunta l’unità territoriale, si pone l’obiettivo di «fare» gli italiani. La prima parte di questa tesi è dedicata a un approfondimento di carattere storico-culturale sulla situazione in cui si trova l’Italia all’indomani dell’Unità: un territorio che per secoli era stato diviso, ora si ritrova parte di un unico Regno. Si indagano le aspettative e le difficoltà che il nuovo governo si trova davanti, e le strategie che mette in atto per realizzare un’unità effettiva. In questo contesto si collocano le produzioni letterarie di Carlo Collodi e Giovanni Verga, autori che sono oggetto di approfondimento di questo lavoro di tesi. Collaboratori della medesima rivista, «Il Fanfulla», sono protagonisti di esperienze narrative coeve, ma appartenenti a progetti dalle prospettive differenti. Le avventure di Pinocchio, con Cuore di De Amicis, è un romanzo che apre la strada a un nuovo genere, quello del romanzo di formazione e della letteratura rivolta all’infanzia, in grado di interpretare a pieno le aspettative dal carattere educativo, pedagogico e linguistico poste dallo stesso governo. Delle Avventure del burattino più famoso del mondo si approfondisce la storia editoriale e le principali caratteristiche che hanno reso l’opera così straordinaria. Giovanni Verga aderisce al Verismo italiano, un movimento che nasce dall’influenza del Naturalismo francese, diffusosi in Europa a partire dagli anni Settanta del XIX secolo. L’autore assolve all’obiettivo di delineare con assoluta oggettività la realtà sociale dell’Italia postunitaria, dando voce alle classi subalterne e la presente tesi intende ripercorrere le tracce di alcuni tra i personaggi giovani più celebri di tutta la produzione di Verga i quali, nonostante siano coinvolti in vicende radicate in un realismo crudo e privo di ogni idealizzazione romantica, condividono con il testo di Pinocchio alcuni significativi schemi narrativi. Si intende perciò seguire il percorso di formazione di ‘Ntoni Malavoglia, Rosso Malpelo, Jeli il pastore personaggi che, come il burattino, agiscono in una realtà complessa e a loro spesso ostile, dominata dall’utile, dall’avidità, dalla sopraffazione del più forte sul più debole, che contribuisce in modo decisivo alla formazione e allo sviluppo della loro identità. Sebbene le loro storie non contengano obiettivi educativi espliciti e propriamente assimilabili alla struttura del romanzo di formazione, si tratta di percorsi di rappresentazione individuale dove lo sguardo disilluso del Verga verista traduce la propria delusione e la frustrazione per il fallimento delle aspirazioni che avevano animato il periodo risorgimentale. Si esclude ogni possibilità di lieto fine per questi personaggi che, a differenza di Pinocchio, privi di mezzi fiabeschi e aiuti provvidenziali volti a fargli completare un percorso di formazione in positivo, finiscono per aderire alla realtà che li vede agire, senza alcuna possibilità di riscatto.

Rappresentazioni dell'Italia postunitaria: il tema della «formazione» nella narrativa di Carlo Collodi e Giovanni Verga

SEBASTIANI, FRANCESCA
2024/2025

Abstract

Nel panorama dell’Italia postunitaria, la nascente letteratura nazionale assume un ruolo strategico nella costruzione di una nuova identità collettiva, dimostrandosi in grado di contribuire concretamente alla trasmissione dei nuovi valori civili e morali voluti dal neonato Regno d’Italia. Questo lavoro si propone di seguire il lungo percorso del complicato processo avviato nella seconda metà del XIX secolo in cui il governo, una volta raggiunta l’unità territoriale, si pone l’obiettivo di «fare» gli italiani. La prima parte di questa tesi è dedicata a un approfondimento di carattere storico-culturale sulla situazione in cui si trova l’Italia all’indomani dell’Unità: un territorio che per secoli era stato diviso, ora si ritrova parte di un unico Regno. Si indagano le aspettative e le difficoltà che il nuovo governo si trova davanti, e le strategie che mette in atto per realizzare un’unità effettiva. In questo contesto si collocano le produzioni letterarie di Carlo Collodi e Giovanni Verga, autori che sono oggetto di approfondimento di questo lavoro di tesi. Collaboratori della medesima rivista, «Il Fanfulla», sono protagonisti di esperienze narrative coeve, ma appartenenti a progetti dalle prospettive differenti. Le avventure di Pinocchio, con Cuore di De Amicis, è un romanzo che apre la strada a un nuovo genere, quello del romanzo di formazione e della letteratura rivolta all’infanzia, in grado di interpretare a pieno le aspettative dal carattere educativo, pedagogico e linguistico poste dallo stesso governo. Delle Avventure del burattino più famoso del mondo si approfondisce la storia editoriale e le principali caratteristiche che hanno reso l’opera così straordinaria. Giovanni Verga aderisce al Verismo italiano, un movimento che nasce dall’influenza del Naturalismo francese, diffusosi in Europa a partire dagli anni Settanta del XIX secolo. L’autore assolve all’obiettivo di delineare con assoluta oggettività la realtà sociale dell’Italia postunitaria, dando voce alle classi subalterne e la presente tesi intende ripercorrere le tracce di alcuni tra i personaggi giovani più celebri di tutta la produzione di Verga i quali, nonostante siano coinvolti in vicende radicate in un realismo crudo e privo di ogni idealizzazione romantica, condividono con il testo di Pinocchio alcuni significativi schemi narrativi. Si intende perciò seguire il percorso di formazione di ‘Ntoni Malavoglia, Rosso Malpelo, Jeli il pastore personaggi che, come il burattino, agiscono in una realtà complessa e a loro spesso ostile, dominata dall’utile, dall’avidità, dalla sopraffazione del più forte sul più debole, che contribuisce in modo decisivo alla formazione e allo sviluppo della loro identità. Sebbene le loro storie non contengano obiettivi educativi espliciti e propriamente assimilabili alla struttura del romanzo di formazione, si tratta di percorsi di rappresentazione individuale dove lo sguardo disilluso del Verga verista traduce la propria delusione e la frustrazione per il fallimento delle aspirazioni che avevano animato il periodo risorgimentale. Si esclude ogni possibilità di lieto fine per questi personaggi che, a differenza di Pinocchio, privi di mezzi fiabeschi e aiuti provvidenziali volti a fargli completare un percorso di formazione in positivo, finiscono per aderire alla realtà che li vede agire, senza alcuna possibilità di riscatto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/26174