Con l’Accordo UE-Turchia del 2016, oltre 50.000 richiedenti asilo sono rimasti bloccati in Grecia, che da paese di transito è diventata un paese di confinamento. Dal 2015, gli alloggi istituzionali per rifugiati si sono concretizzati negli hotspot sulle isole e nei campi profughi sulla terraferma. Tuttavia, le condizioni delle strutture di accoglienza ufficiali si sono caratterizzate per standard inadeguati, carenze di servizi e isolamento dai centri urbani. Parallelamente, ad Atene sono sorti numerosi progetti autogestiti da gruppi della sinistra radicale e dai rifugiati stessi: spazi di accoglienza dal basso che hanno favorito forme di solidarietà, mutuo aiuto e democrazia diretta. Attraverso un approccio di ricerca misto, che combina l’analisi critica della letteratura e una ricerca empirica basata su interviste qualitative, la presente tesi si focalizza sul contrasto tra gli spazi comuni abitativi per i rifugiati e i campi istituzionali. Portando i casi studio di City Plaza e Notara 26, si sottolinea come queste realtà mettano in discussione le politiche di marginalizzazione greche ed europee, rendendo i richiedenti asilo visibili nel tessuto urbano e ridefinendo la città. Al contempo, creano le condizioni per l’emergere di nuove soggettività migranti e aprono un dibattito critico sul rapporto tra legalità e giustizia sociale, evidenziando come un progetto autogestito possa incarnare un’alternativa concreta alle politiche abitative dominanti.
Spazi di controllo e resistenza: il dilemma degli alloggi per rifugiati ad Atene
REMENYI, LARISSA CLELIA
2024/2025
Abstract
Con l’Accordo UE-Turchia del 2016, oltre 50.000 richiedenti asilo sono rimasti bloccati in Grecia, che da paese di transito è diventata un paese di confinamento. Dal 2015, gli alloggi istituzionali per rifugiati si sono concretizzati negli hotspot sulle isole e nei campi profughi sulla terraferma. Tuttavia, le condizioni delle strutture di accoglienza ufficiali si sono caratterizzate per standard inadeguati, carenze di servizi e isolamento dai centri urbani. Parallelamente, ad Atene sono sorti numerosi progetti autogestiti da gruppi della sinistra radicale e dai rifugiati stessi: spazi di accoglienza dal basso che hanno favorito forme di solidarietà, mutuo aiuto e democrazia diretta. Attraverso un approccio di ricerca misto, che combina l’analisi critica della letteratura e una ricerca empirica basata su interviste qualitative, la presente tesi si focalizza sul contrasto tra gli spazi comuni abitativi per i rifugiati e i campi istituzionali. Portando i casi studio di City Plaza e Notara 26, si sottolinea come queste realtà mettano in discussione le politiche di marginalizzazione greche ed europee, rendendo i richiedenti asilo visibili nel tessuto urbano e ridefinendo la città. Al contempo, creano le condizioni per l’emergere di nuove soggettività migranti e aprono un dibattito critico sul rapporto tra legalità e giustizia sociale, evidenziando come un progetto autogestito possa incarnare un’alternativa concreta alle politiche abitative dominanti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/25961