Affascinata dal titolo Cime inviolate e valli sconosciute. Vagabondaggi di mezza estate nelle Dolomiti ~ 1872 ho acquistato il libro di Amelia B. Edwards, esploratrice e scrittrice inglese della seconda metà dell’Ottocento. Al di là delle dettagliate e pregevoli descrizioni di territori e paesaggi che anch’io ho visitato e di cui spesso non ho trovato riscontro a causa dei mutamenti richiesti dalla Storia, l’aspetto che più mi ha incuriosita e poi spinta alla ricerca e all’approfondimento per questa tesi è la descrizione delle Dolomiti e dei loro abitanti in questi termini: Persino l’albergatrice di Gosalda, senza dubbio più civile di molti suoi concittadini, parlava un italiano appena intellegibile e non era in grado di fornirci alcuna informazione nemmeno sul luogo dove viveva. Quando le domandammo il nome dell’importante montagna che abbelliva il riquadro della sua finestra, essa rispose dapprima che era il Monte Cereda, poi si corresse facendo il nome di Sasso di Mis, e infine ammise di non essere nemmeno certa che quella montagna avesse un nome. E chissà quante volte le avevano rivolto la stessa domanda. I turisti inglesi di prima generazione come Amelia enfatizzarono il “primitivismo” delle comunità dolomitiche, promossero il territorio incantato di questo angolo di Alpi e diedero a questo paesaggio il nome Dolomiti. Nominandolo furono protagonisti del processo di costruzione della sua identità. Qual è l’origine del termine Dolomiti e come avvenne il passaggio da elemento geomorfologico a toponimo di un spazio geografico noto in tutto il mondo?

Dalla nascita alla trasformazione dell'identità delle Dolomiti. Il vagabondaggio dolomitico di Amelia B. Edwards.

CECCHET, SERENA
2024/2025

Abstract

Affascinata dal titolo Cime inviolate e valli sconosciute. Vagabondaggi di mezza estate nelle Dolomiti ~ 1872 ho acquistato il libro di Amelia B. Edwards, esploratrice e scrittrice inglese della seconda metà dell’Ottocento. Al di là delle dettagliate e pregevoli descrizioni di territori e paesaggi che anch’io ho visitato e di cui spesso non ho trovato riscontro a causa dei mutamenti richiesti dalla Storia, l’aspetto che più mi ha incuriosita e poi spinta alla ricerca e all’approfondimento per questa tesi è la descrizione delle Dolomiti e dei loro abitanti in questi termini: Persino l’albergatrice di Gosalda, senza dubbio più civile di molti suoi concittadini, parlava un italiano appena intellegibile e non era in grado di fornirci alcuna informazione nemmeno sul luogo dove viveva. Quando le domandammo il nome dell’importante montagna che abbelliva il riquadro della sua finestra, essa rispose dapprima che era il Monte Cereda, poi si corresse facendo il nome di Sasso di Mis, e infine ammise di non essere nemmeno certa che quella montagna avesse un nome. E chissà quante volte le avevano rivolto la stessa domanda. I turisti inglesi di prima generazione come Amelia enfatizzarono il “primitivismo” delle comunità dolomitiche, promossero il territorio incantato di questo angolo di Alpi e diedero a questo paesaggio il nome Dolomiti. Nominandolo furono protagonisti del processo di costruzione della sua identità. Qual è l’origine del termine Dolomiti e come avvenne il passaggio da elemento geomorfologico a toponimo di un spazio geografico noto in tutto il mondo?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/25807