Il racconto del crimine ha subito una lunga trasformazione: dalla cronaca nera dell’Ottocento ai prodotti transmediali di oggi. Il crimine, da fatto reale, è diventato narrazione, mito e spettacolo, influenzando l’immaginario collettivo attraverso media tradizionali e digitali. In particolare, il podcasting ha aperto una nuova fase per il true crime, ridefinendo i confini tra verità, finzione e consumo culturale. Questa ricerca si propone di analizzare l’evoluzione della rappresentazione del crimine, ponendo attenzione su come i meccanismi narrativi – in particolare lo storytelling – influenzano la percezione di giustizia e devianza, evidenziando le tensioni tra etica del racconto e logiche dello spettacolo. Il lavoro si apre con un’analisi storica, che ricostruisce le origini della cronaca nera nell’Ottocento e i primi esempi nei giornali. Fin dall’inizio, la cronaca tende a trasformare i crimini in racconti emotivamente forti e simbolici. Successivamente, il focus si sposta sulla cronaca nera contemporanea, con due casi emblematici italiani: il delitto di Avetrana e il Mostro di Firenze. L’analisi mostra come i media abbiano mitizzato i protagonisti, semplificando il crimine in figure archetipiche facilmente riconoscibili. In seguito, l'elaborato si concentra sull’ascesa del podcasting come nuova forma narrativa. Viene analizzato lo stile dei podcast true crime, evidenziando sia la capacità di creare esperienze più intime e coinvolgenti, sia i rischi legati alla spettacolarizzazione del dolore e alla partecipazione indiscriminata del pubblico. Infine, la fase conclusiva della tesi studia un caso paradigmatico: Jeffrey Dahmer. La sua rappresentazione in podcast, serie TV e social media mostra come il crimine venga oggi trasformato in prodotto culturale, estetizzato e commercializzato. Si mettono in luce le ambiguità etiche e culturali di queste narrazioni, e si riflette sulla responsabilità di chi racconta la violenza. Attraverso questo percorso, la ricerca si propone di offrire una lettura critica del true crime contemporaneo: da un lato, uno strumento di riflessione; dall’altro, un fenomeno che rischia di banalizzare il crimine e mercificare la sofferenza.
Dalla realtà alla narrazione L’impatto dello storytelling sulla rappresentazione del crimine
PIGATO, ELENA
2024/2025
Abstract
Il racconto del crimine ha subito una lunga trasformazione: dalla cronaca nera dell’Ottocento ai prodotti transmediali di oggi. Il crimine, da fatto reale, è diventato narrazione, mito e spettacolo, influenzando l’immaginario collettivo attraverso media tradizionali e digitali. In particolare, il podcasting ha aperto una nuova fase per il true crime, ridefinendo i confini tra verità, finzione e consumo culturale. Questa ricerca si propone di analizzare l’evoluzione della rappresentazione del crimine, ponendo attenzione su come i meccanismi narrativi – in particolare lo storytelling – influenzano la percezione di giustizia e devianza, evidenziando le tensioni tra etica del racconto e logiche dello spettacolo. Il lavoro si apre con un’analisi storica, che ricostruisce le origini della cronaca nera nell’Ottocento e i primi esempi nei giornali. Fin dall’inizio, la cronaca tende a trasformare i crimini in racconti emotivamente forti e simbolici. Successivamente, il focus si sposta sulla cronaca nera contemporanea, con due casi emblematici italiani: il delitto di Avetrana e il Mostro di Firenze. L’analisi mostra come i media abbiano mitizzato i protagonisti, semplificando il crimine in figure archetipiche facilmente riconoscibili. In seguito, l'elaborato si concentra sull’ascesa del podcasting come nuova forma narrativa. Viene analizzato lo stile dei podcast true crime, evidenziando sia la capacità di creare esperienze più intime e coinvolgenti, sia i rischi legati alla spettacolarizzazione del dolore e alla partecipazione indiscriminata del pubblico. Infine, la fase conclusiva della tesi studia un caso paradigmatico: Jeffrey Dahmer. La sua rappresentazione in podcast, serie TV e social media mostra come il crimine venga oggi trasformato in prodotto culturale, estetizzato e commercializzato. Si mettono in luce le ambiguità etiche e culturali di queste narrazioni, e si riflette sulla responsabilità di chi racconta la violenza. Attraverso questo percorso, la ricerca si propone di offrire una lettura critica del true crime contemporaneo: da un lato, uno strumento di riflessione; dall’altro, un fenomeno che rischia di banalizzare il crimine e mercificare la sofferenza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/25461