Oggetto precipuo di questo studio è l’analisi dei ventisette capitoli ternari che figurano nelle moderne edizioni delle Rime di Ludovico Ariosto. Dopo un breve inquadramento storico-culturale, si traccia lo stato dell’arte dei principali studi critici e filologici sulla produzione lirica dell’umanista. Una nuova scoperta testimoniale è alla base in questo senso di alcune osservazioni di Cesare Bozzetti, dalle quali ha preso avvio – secondo le puntualizzazioni di Zanato e Comboni – un più ampio discorso vòlto a dimostrare l’esistenza di una silloge di componimenti ariosteschi caratterizzata da un impianto macro-testuale. A ciò si accludono alcune considerazioni metriche sulla diffusione della terza rima nel secondo Quattrocento, in ambito emiliano-ferrarese, congiunte a riflessioni sul classicismo dell’Ariosto lirico. Seguono tre capitoli ove si passano in rassegna i componimenti in terza rima d’indole encomiastica, quelli di carattere amoroso selezionati dall’autore per l’allestimento di un suo libro di rime, e quelli giovanili, stilisticamente protesi verso il gusto “tardo-gotico” della lirica cortigiana. Accanto al petrarchismo e alle influenze delle coeve espressioni liriche latine e volgari dei verseggiatori di corte, una direttrice fondamentale dell’indagine è la ricerca di elementi riconducibili a una poetica classicista e umanistica, come gli echi virgiliani, ovidiani e degli erotici ed elegiaci latini, che tanto spazio occuparono nella formazione dell’autore.
«Or che la terra di bei fiori è piena». Saggio sui capitoli ternari di Ludovico Ariosto
Sartor, Marco
2019/2020
Abstract
Oggetto precipuo di questo studio è l’analisi dei ventisette capitoli ternari che figurano nelle moderne edizioni delle Rime di Ludovico Ariosto. Dopo un breve inquadramento storico-culturale, si traccia lo stato dell’arte dei principali studi critici e filologici sulla produzione lirica dell’umanista. Una nuova scoperta testimoniale è alla base in questo senso di alcune osservazioni di Cesare Bozzetti, dalle quali ha preso avvio – secondo le puntualizzazioni di Zanato e Comboni – un più ampio discorso vòlto a dimostrare l’esistenza di una silloge di componimenti ariosteschi caratterizzata da un impianto macro-testuale. A ciò si accludono alcune considerazioni metriche sulla diffusione della terza rima nel secondo Quattrocento, in ambito emiliano-ferrarese, congiunte a riflessioni sul classicismo dell’Ariosto lirico. Seguono tre capitoli ove si passano in rassegna i componimenti in terza rima d’indole encomiastica, quelli di carattere amoroso selezionati dall’autore per l’allestimento di un suo libro di rime, e quelli giovanili, stilisticamente protesi verso il gusto “tardo-gotico” della lirica cortigiana. Accanto al petrarchismo e alle influenze delle coeve espressioni liriche latine e volgari dei verseggiatori di corte, una direttrice fondamentale dell’indagine è la ricerca di elementi riconducibili a una poetica classicista e umanistica, come gli echi virgiliani, ovidiani e degli erotici ed elegiaci latini, che tanto spazio occuparono nella formazione dell’autore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/2526