Questa tesi esamina la peculiare concezione del materialismo integrale elaborata da Sebastiano Timpanaro (1923-2000), filologo e pensatore poliedrico che seppe rileggere in chiave originale l'opera leopardiana, individuandovi elementi fecondi per un rinnovamento del materialismo marxista nel Novecento. Attraverso un'analisi critica delle fonti, lo studio focalizza i nuclei teorici fondamentali della sua riflessione: il rapporto uomo-natura e i condizionamenti biologici nell’individuo, la teoria materialista della conoscenza, il rifiuto della dialettica e la critica dell’idealismo. Tale approccio consente di illuminare i nessi tra il cosiddetto "marxismo-leopardismo" timpanariano e l'intera tradizione filosofica materialista, dall'antichità all'Illuminismo, dal materialismo dialettico di Engels alle elaborazioni leniniane. Le considerazioni che qui vengono svolte aiutano non solo a posizionare Timpanaro all'interno della storia del marxismo in Italia, ma anche a riflettere sul suo metodo di indagine storico-filologico in rapporto al suo materialismo filosofico. Un'attenzione particolare è dedicata al confronto con il filosofo francese Jean Fallot (1912-1992), di cui si esamina sia il rapporto intellettuale con Timpanaro sia il nesso con l'epicureismo, tramite l'opera "Il piacere e la morte nella filosofia di Epicuro". L'analisi evidenzia le significative convergenze tra i due pensatori, in particolare nell'interpretazione del materialismo antico, nella critica allo sfruttamento capitalista della natura e nella valorizzazione della dimensione edonistica e all'animalità dell'essere umano. Lo studio si avvale anche di fonti inedite, tra cui il carteggio tra i due autori, che gettano nuova luce sulla loro collaborazione intellettuale.
Materialismi antichi e nuovi: ricostruzione storico-concettuale di un inedito dialogo tra Sebastiano Timpanaro e Jean Fallot
CUMALI, IRENE
2024/2025
Abstract
Questa tesi esamina la peculiare concezione del materialismo integrale elaborata da Sebastiano Timpanaro (1923-2000), filologo e pensatore poliedrico che seppe rileggere in chiave originale l'opera leopardiana, individuandovi elementi fecondi per un rinnovamento del materialismo marxista nel Novecento. Attraverso un'analisi critica delle fonti, lo studio focalizza i nuclei teorici fondamentali della sua riflessione: il rapporto uomo-natura e i condizionamenti biologici nell’individuo, la teoria materialista della conoscenza, il rifiuto della dialettica e la critica dell’idealismo. Tale approccio consente di illuminare i nessi tra il cosiddetto "marxismo-leopardismo" timpanariano e l'intera tradizione filosofica materialista, dall'antichità all'Illuminismo, dal materialismo dialettico di Engels alle elaborazioni leniniane. Le considerazioni che qui vengono svolte aiutano non solo a posizionare Timpanaro all'interno della storia del marxismo in Italia, ma anche a riflettere sul suo metodo di indagine storico-filologico in rapporto al suo materialismo filosofico. Un'attenzione particolare è dedicata al confronto con il filosofo francese Jean Fallot (1912-1992), di cui si esamina sia il rapporto intellettuale con Timpanaro sia il nesso con l'epicureismo, tramite l'opera "Il piacere e la morte nella filosofia di Epicuro". L'analisi evidenzia le significative convergenze tra i due pensatori, in particolare nell'interpretazione del materialismo antico, nella critica allo sfruttamento capitalista della natura e nella valorizzazione della dimensione edonistica e all'animalità dell'essere umano. Lo studio si avvale anche di fonti inedite, tra cui il carteggio tra i due autori, che gettano nuova luce sulla loro collaborazione intellettuale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/25123