La tesi analizza la diffusione e l'impatto dell'epigrafia gotica nel Regno di Napoli durante il primo periodo angioino (1266-1343), valutandone le implicazioni culturali, politiche e sociali. Lo studio si colloca all’intersezione tra paleografia, epigrafia e storia culturale, con attenzione alla transizione dall’uso della scrittura beneventana e “romanica” sotto la dinastia sveva all’adozione di stili gotici promossi dagli Angioini. La ricerca si apre con un'analisi del lascito di Federico II di Svevia, che, un’imponente attività di promozione monumentale ed epigrafica, mirava a costruire un’identità politica e culturale basata sulla romanità classica. Monumenti come la Porta di Capua e le iscrizioni del palatium di Foggia ne testimoniano le ambizioni monche di un’eredità duratura. Alla sua morte, la "reazione gotica" degli Angioini segnò una rottura con il classicismo federiciano, introducendo elementi estetici e scrittori transalpini imposti come nuovi simboli del potere dinastico. Metodologicamente, il lavoro combina l'analisi paleografica ed epigrafica delle iscrizioni angioine limitate alla capitale del Regno e presenti in complessi monumentali come Santa Chiara, Santa Maria Donnaregina e San Lorenzo Maggiore, con lo studio delle fonti d’archivio e dei manoscritti coevi. Particolare enfasi è posta sull'uso della scrittura gotica come veicolo di legittimazione dinastica e strumento di dialogo culturale tra l’élite francese e la società locale. I risultati evidenziano come l’introduzione della scrittura gotica, inizialmente importata attraverso canali religiosi e amministrativi, sia stata accolta e reinterpretata dalle élite regnicole, trasformandosi in simbolo della nuova identità culturale e politica del Regnum Siciliae citra pharum. Tale fenomeno non solo riflette l’adozione di modelli transalpini, ma anche l’emergere di un linguaggio visivo e scritto capace di integrare tradizione locale e innovazione europea. Attraverso l’analisi delle testimonianze epigrafiche e delle dinamiche artistico-culturali ad esse connesse, la tesi contribuisce a far luce su un periodo di transizione cruciale per il Regno di Napoli, mostrando come le politiche angioine abbiano ridefinito le basi dell’identità visiva e politica del Mezzogiorno medievale.

La Corte di Napoli e la gotica epigrafica La promozione culturale nella monarchia dei primi Angiò

TELESCA, FRANCESCO
2023/2024

Abstract

La tesi analizza la diffusione e l'impatto dell'epigrafia gotica nel Regno di Napoli durante il primo periodo angioino (1266-1343), valutandone le implicazioni culturali, politiche e sociali. Lo studio si colloca all’intersezione tra paleografia, epigrafia e storia culturale, con attenzione alla transizione dall’uso della scrittura beneventana e “romanica” sotto la dinastia sveva all’adozione di stili gotici promossi dagli Angioini. La ricerca si apre con un'analisi del lascito di Federico II di Svevia, che, un’imponente attività di promozione monumentale ed epigrafica, mirava a costruire un’identità politica e culturale basata sulla romanità classica. Monumenti come la Porta di Capua e le iscrizioni del palatium di Foggia ne testimoniano le ambizioni monche di un’eredità duratura. Alla sua morte, la "reazione gotica" degli Angioini segnò una rottura con il classicismo federiciano, introducendo elementi estetici e scrittori transalpini imposti come nuovi simboli del potere dinastico. Metodologicamente, il lavoro combina l'analisi paleografica ed epigrafica delle iscrizioni angioine limitate alla capitale del Regno e presenti in complessi monumentali come Santa Chiara, Santa Maria Donnaregina e San Lorenzo Maggiore, con lo studio delle fonti d’archivio e dei manoscritti coevi. Particolare enfasi è posta sull'uso della scrittura gotica come veicolo di legittimazione dinastica e strumento di dialogo culturale tra l’élite francese e la società locale. I risultati evidenziano come l’introduzione della scrittura gotica, inizialmente importata attraverso canali religiosi e amministrativi, sia stata accolta e reinterpretata dalle élite regnicole, trasformandosi in simbolo della nuova identità culturale e politica del Regnum Siciliae citra pharum. Tale fenomeno non solo riflette l’adozione di modelli transalpini, ma anche l’emergere di un linguaggio visivo e scritto capace di integrare tradizione locale e innovazione europea. Attraverso l’analisi delle testimonianze epigrafiche e delle dinamiche artistico-culturali ad esse connesse, la tesi contribuisce a far luce su un periodo di transizione cruciale per il Regno di Napoli, mostrando come le politiche angioine abbiano ridefinito le basi dell’identità visiva e politica del Mezzogiorno medievale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/24878