Il contributo si propone di analizzare le presenze insediative nel territorio di Campagna Lupia tra il II secolo a.C. e il III secolo d.C. Questa area, in epoca romana, dipendeva dal vicino centro di Patavium/Padova, connessa ad esso tramite il fiume Meduacus e attraversata dalla via Popilia, che collegava l’Aemilia alla Venetia, con una mansio nei pressi di Lova. In questa località, vicino all’Idrovora, sin dagli anni Ottanta è stato indagato un complesso architettonico identificato come un santuario, prima venetico, indicato dal ritrovamento di numerosi bronzetti di guerriero, e poi romano, testimoniato soprattutto dalle elaborate decorazioni fittili rinvenute. Tuttavia, la planimetria generale del santuario rivela tratti del tutto peculiari, che fanno ipotizzare una sua diversa destinazione d’uso, o quanto meno non esclusivamente cultuale. Dall’analisi delle campagne di scavo inedite o poco note condotte dalla Soprintendenza emerge, inoltre, come il territorio, oggi a vocazione prevalentemente agricola, fosse costellato di insediamenti di tipo rustico-produttivo, come suggerito dai cospicui rinvenimenti di superficie, per i quali è possibile avanzare dei confronti con il basso Friuli, l’area polesana e l’antico Delta padano.
Il territorio di Campagna Lupia (VE) in età romana. Analisi delle evidenze archeologiche alla luce di scavi recenti (anni 1998-2015).
CARNIATO, LEONARDO
2023/2024
Abstract
Il contributo si propone di analizzare le presenze insediative nel territorio di Campagna Lupia tra il II secolo a.C. e il III secolo d.C. Questa area, in epoca romana, dipendeva dal vicino centro di Patavium/Padova, connessa ad esso tramite il fiume Meduacus e attraversata dalla via Popilia, che collegava l’Aemilia alla Venetia, con una mansio nei pressi di Lova. In questa località, vicino all’Idrovora, sin dagli anni Ottanta è stato indagato un complesso architettonico identificato come un santuario, prima venetico, indicato dal ritrovamento di numerosi bronzetti di guerriero, e poi romano, testimoniato soprattutto dalle elaborate decorazioni fittili rinvenute. Tuttavia, la planimetria generale del santuario rivela tratti del tutto peculiari, che fanno ipotizzare una sua diversa destinazione d’uso, o quanto meno non esclusivamente cultuale. Dall’analisi delle campagne di scavo inedite o poco note condotte dalla Soprintendenza emerge, inoltre, come il territorio, oggi a vocazione prevalentemente agricola, fosse costellato di insediamenti di tipo rustico-produttivo, come suggerito dai cospicui rinvenimenti di superficie, per i quali è possibile avanzare dei confronti con il basso Friuli, l’area polesana e l’antico Delta padano.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/24699