Nel mondo di oggi, gli operatori sociali lavorano sempre di più in un clima incerto e difficile: da una parte, politici e opinione pubblica mettono in discussione la loro integrità professionale e l’efficacia, orientando sempre di più priorità e risorse verso una maggiore promozione del capitale e produzione; dall’altra parte, la domanda ai servizi sociali continua ad aumentare. Agli Assistenti Sociali vengono quindi riconosciute responsabilità, non solo nei confronti delle persone vulnerabili, ma verso la società in generale, nella promozione del rispetto dei diritti umani e nella promozione del benessere sociale, rispetto al quale Keynes (1998) individua cinque dimensioni: l’integrazione sociale, l’accettazione sociale, il contributo sociale, lo sviluppo sociale e la coerenza sociale. Allo stesso tempo però, l’Assistente Sociale ha una responsabilità verso se stesso, poiché ogni decisione presa nei confronti di altre persone, incide sulla propria personalità e identità. Tra i professionisti del sociale è aumentata la probabilità di soffrire della sindrome del burnout, con il quale si intende uno stato di malessere psico-fisico che si può manifestare in vari modi con effetti sulla vita lavorativa e privata. Maslach e Leiter individuano come cause del burnout fattori legati a cambiamenti strutturali nel mondo del lavoro e nelle relazioni sociali, ma soprattutto fattori legati al contesto lavorativo e sociale. Per ridurre il rischio di burnout, risulta necessario e fondamentale rafforzare l’identità professionale, tramite una pratica riflessiva sul proprio operato, al fine di aumentare nel professionista la consapevolezza del proprio essere e l’appropriatezza del proprio agire. Questo studio esplora il ruolo della supervisione e in che modo essa possa essere di supporto al professionista, per trovare la giusta distanza emotiva dalla dimensione operativa del proprio lavoro, per ricollocare l’azione professionale in un quadro teorico di riferimento e rafforzare il proprio vissuto professionale e le proprie conoscenze teoriche-deontologiche.
Strumenti di prevenzione del burnout degli Assistenti Sociali: la Supervisione professionale
FILENGHI, ELENA
2023/2024
Abstract
Nel mondo di oggi, gli operatori sociali lavorano sempre di più in un clima incerto e difficile: da una parte, politici e opinione pubblica mettono in discussione la loro integrità professionale e l’efficacia, orientando sempre di più priorità e risorse verso una maggiore promozione del capitale e produzione; dall’altra parte, la domanda ai servizi sociali continua ad aumentare. Agli Assistenti Sociali vengono quindi riconosciute responsabilità, non solo nei confronti delle persone vulnerabili, ma verso la società in generale, nella promozione del rispetto dei diritti umani e nella promozione del benessere sociale, rispetto al quale Keynes (1998) individua cinque dimensioni: l’integrazione sociale, l’accettazione sociale, il contributo sociale, lo sviluppo sociale e la coerenza sociale. Allo stesso tempo però, l’Assistente Sociale ha una responsabilità verso se stesso, poiché ogni decisione presa nei confronti di altre persone, incide sulla propria personalità e identità. Tra i professionisti del sociale è aumentata la probabilità di soffrire della sindrome del burnout, con il quale si intende uno stato di malessere psico-fisico che si può manifestare in vari modi con effetti sulla vita lavorativa e privata. Maslach e Leiter individuano come cause del burnout fattori legati a cambiamenti strutturali nel mondo del lavoro e nelle relazioni sociali, ma soprattutto fattori legati al contesto lavorativo e sociale. Per ridurre il rischio di burnout, risulta necessario e fondamentale rafforzare l’identità professionale, tramite una pratica riflessiva sul proprio operato, al fine di aumentare nel professionista la consapevolezza del proprio essere e l’appropriatezza del proprio agire. Questo studio esplora il ruolo della supervisione e in che modo essa possa essere di supporto al professionista, per trovare la giusta distanza emotiva dalla dimensione operativa del proprio lavoro, per ricollocare l’azione professionale in un quadro teorico di riferimento e rafforzare il proprio vissuto professionale e le proprie conoscenze teoriche-deontologiche.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/24689