Il lavoro di tesi verte sulla riunione delle documentazioni e delle informazioni circa la figura di Pietro della Vecchia, pittore veneto dalle interessanti sfaccettature e ambiguità. Il primo capitolo approfondisce ciò che è già emerso dagli studi sull’artista, trattando la sua vita e alcune opere tra le più significative del suo percorso artistico: dall’arte sacra, all’arte profana, sino a toccare temi più oscuri in relazione all’Accademia degli Incogniti. All’interno di questa sezione si trovano altresì notizie sul suo passato glorioso come falsario di Giorgione ed altri artisti del Cinquecento veneto, e di come il pittore e le sue opere fossero considerate dalla storiografia a lui contemporanea e da quella attuale, evidenziando una precedente discrepanza e una riabilitazione negli ultimi anni. È inoltre esaminato il suo ruolo come restauratore, in particolare le ipotesi di intervento sulla Pala di Castelfranco ed altre opere di artisti di cui riproduceva fedelmente la mano. Il secondo capitolo, invece, si addentra nella ricerca d’archivio, considerando il Vecchia anche per la sua attività – spesso bistrattata – di conoscitore, ancora poco indagata. Dopo una parentesi sul fenomeno della connoisseurship nel Seicento e su ciò che ruota attorno al collezionismo veneziano nel secolo in questione, si passa all’esaminare gli inventari trovati nell’Archivio di Stato di Venezia, ipotizzando il suo metodo di lavoro. Successivamente, saranno analizzate le figure dei conoscitori onnipresenti nella cerchia del Vecchia, in che rapporti fossero, in che modo potrebbero aver influenzato il suo modus operandi, per poi confrontarlo con quello di Padre Sebastiano Resta. A seguire, l’ultimo capitolo discorsivo tratta delle opinioni attributive del Vecchia in relazione agli altri artisti che collaboravano con lui. Questo è possibile focalizzandosi sulle differenze di stime con il suocero Nicolas Régnier nella collezione di Giacomo Correr, cercando di capire da cosa possano derivare gli ingenti abbassamenti delle valutazioni dei dipinti da parte del Vecchia. Infine, viene affrontato un breve affondo sul Carteggio d’Artisti dell’Archivio di Stato di Firenze, dove si evincono in maniera lampante le differenti correnti di pensiero. A chiudere l’elaborato è presente l’appendice documentaria delle carte d’archivio analizzate.
Pietro della Vecchia e la sua attività di conoscitore tra Venezia e Firenze. Fonti e documenti.
ROMAN, ANNA
2023/2024
Abstract
Il lavoro di tesi verte sulla riunione delle documentazioni e delle informazioni circa la figura di Pietro della Vecchia, pittore veneto dalle interessanti sfaccettature e ambiguità. Il primo capitolo approfondisce ciò che è già emerso dagli studi sull’artista, trattando la sua vita e alcune opere tra le più significative del suo percorso artistico: dall’arte sacra, all’arte profana, sino a toccare temi più oscuri in relazione all’Accademia degli Incogniti. All’interno di questa sezione si trovano altresì notizie sul suo passato glorioso come falsario di Giorgione ed altri artisti del Cinquecento veneto, e di come il pittore e le sue opere fossero considerate dalla storiografia a lui contemporanea e da quella attuale, evidenziando una precedente discrepanza e una riabilitazione negli ultimi anni. È inoltre esaminato il suo ruolo come restauratore, in particolare le ipotesi di intervento sulla Pala di Castelfranco ed altre opere di artisti di cui riproduceva fedelmente la mano. Il secondo capitolo, invece, si addentra nella ricerca d’archivio, considerando il Vecchia anche per la sua attività – spesso bistrattata – di conoscitore, ancora poco indagata. Dopo una parentesi sul fenomeno della connoisseurship nel Seicento e su ciò che ruota attorno al collezionismo veneziano nel secolo in questione, si passa all’esaminare gli inventari trovati nell’Archivio di Stato di Venezia, ipotizzando il suo metodo di lavoro. Successivamente, saranno analizzate le figure dei conoscitori onnipresenti nella cerchia del Vecchia, in che rapporti fossero, in che modo potrebbero aver influenzato il suo modus operandi, per poi confrontarlo con quello di Padre Sebastiano Resta. A seguire, l’ultimo capitolo discorsivo tratta delle opinioni attributive del Vecchia in relazione agli altri artisti che collaboravano con lui. Questo è possibile focalizzandosi sulle differenze di stime con il suocero Nicolas Régnier nella collezione di Giacomo Correr, cercando di capire da cosa possano derivare gli ingenti abbassamenti delle valutazioni dei dipinti da parte del Vecchia. Infine, viene affrontato un breve affondo sul Carteggio d’Artisti dell’Archivio di Stato di Firenze, dove si evincono in maniera lampante le differenti correnti di pensiero. A chiudere l’elaborato è presente l’appendice documentaria delle carte d’archivio analizzate.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/24646