Il tempio di Balajī in India, famoso da sempre per la sua capacità di curare malattie causate da possessione spiritica attraverso guarigioni rituali, si è trovato negli ultimi anni al centro di un confronto e talvolta scontro che ha coinvolto l’intero paese, vedendo contrapposti da un lato i saperi di cura tradizionali, molto diffusi in India e spesso basati su credenze religiose, e dall’altro il sistema medico nazionale che si sta avvicinando sempre di più al modello biomedico di ispirazione occidentale. Nonostante l’attività del tempio si sia dovuta adeguare alle nuove regole imposte dall’amministrazione brahmanica, in particolare alcuni divieti che hanno riguardato le pratiche che prevedevano un maggior coinvolgimento del corpo degli afflitti, il dispositivo della trance, uno dei principali strumenti terapeutici, sembra sopravvivere alle sfide della modernità, e la comunità di donne che visita il tempio è riuscita a elaborare delle strategie di resistenza che hanno consentito l’emergere di una nuova ‘etica della cura’. Attraverso la mia ricerca ho potuto osservare infatti la nascita di una comunità di auto-cura, spontanea e generata dal basso, basata su mutualismo e cooperazione, che riesce a liberarsi dalle gerarchie castali e dalla struttura del potere brahmanico, stabilendo una relazione diretta con gli spiriti e con la divinità guaritrice, Balajī. Un nuovo modello terapeutico che arricchisce il concetto di guarigione con la pratica del ‘prendersi cura’.

Una nuova ‘etica della cura’ tra le donne del tempio di Balajī.

GATTI, ISABELLA
2023/2024

Abstract

Il tempio di Balajī in India, famoso da sempre per la sua capacità di curare malattie causate da possessione spiritica attraverso guarigioni rituali, si è trovato negli ultimi anni al centro di un confronto e talvolta scontro che ha coinvolto l’intero paese, vedendo contrapposti da un lato i saperi di cura tradizionali, molto diffusi in India e spesso basati su credenze religiose, e dall’altro il sistema medico nazionale che si sta avvicinando sempre di più al modello biomedico di ispirazione occidentale. Nonostante l’attività del tempio si sia dovuta adeguare alle nuove regole imposte dall’amministrazione brahmanica, in particolare alcuni divieti che hanno riguardato le pratiche che prevedevano un maggior coinvolgimento del corpo degli afflitti, il dispositivo della trance, uno dei principali strumenti terapeutici, sembra sopravvivere alle sfide della modernità, e la comunità di donne che visita il tempio è riuscita a elaborare delle strategie di resistenza che hanno consentito l’emergere di una nuova ‘etica della cura’. Attraverso la mia ricerca ho potuto osservare infatti la nascita di una comunità di auto-cura, spontanea e generata dal basso, basata su mutualismo e cooperazione, che riesce a liberarsi dalle gerarchie castali e dalla struttura del potere brahmanico, stabilendo una relazione diretta con gli spiriti e con la divinità guaritrice, Balajī. Un nuovo modello terapeutico che arricchisce il concetto di guarigione con la pratica del ‘prendersi cura’.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/24629