La tesi si propone di analizzare l’evoluzione dei principi fondanti il Bauhaus con focus sulla dimensione autonomistica dell’Arte e sul tema del rapporto tra arte e artigianato. La prima parte si incentra sullo studio dei presupposti storici e filosofici che hanno portato alla sua nascita, iniziando dalla Rivoluzione Industriale che ha incentivato la produzione di massa e in serie a discapito dell’artigianato. Per poter procedere nell’analisi è però opportuno fare un passo indietro nello studio del sistema dell’arte di fine Ottocento, nel quale due figure predominanti sono Kant e Schiller. L’avvento della Rivoluzione Industriale determina il passaggio alla nascita della Modernità artistica caratterizzato da processi di assimilazione e processi di resistenza. Questi ultimi, infatti, tendono a contrastare la separazione tra arte e Società. Nello specifico si individuano il movimento Dada e il Costruttivismo Russo. Altri tre movimenti rilevanti nell’excursus sono Marx, Ruskin e Morris, fondatore dell’Arts and Crafts Movement in Gran Bretagna. Sull’onda del movimento fondato da Morris, Muthesius si fa promotore di un cambio della politica culturale che porta ad un incremento delle botteghe artigiane, con lo scopo di assimilare nel mondo dell’arte anche l’arte industriale, conciliando qualità e produzione di massa. A questo punto l’evoluzione porta alla nascita del Deutsche Werkbund. Per la prima volta questa nuova realtà ha l’obiettivo di coniugare arte, industria e artigianato. È da questo intento che sorge il Bauhaus, identificabile tra i processi di resistenza, in quanto si pone in contrasto con il sistema delle belle arti facendosi promotore della riunificazione tra arte e artigianato e della restituzione di uno scopo sociale all’Arte. La seconda parte è incentrata sull’analisi dell’evoluzione dei temi introdotti e delle contraddizioni che emergono. Si esamina il Bauhaus sotto la direzione di Walter Gropius, sostenitore dell’unificazione di arte e artigianato. Nella struttura della scuola sono identificabili elementi propri delle antiche corporazioni medievali e l’identificazione della forma-tipo che Gropius traduce nei principi di standardizzazione e razionalizzazione. Nonostante lo sforzo di Gropius, il Bauhaus presenta delle contraddizioni interne, pertanto viene successivamente sviluppato il confronto tra Gropius e Kandinskij, teorico della pittura come atto spirituale. L’artista russo sostiene il suo allontanamento dall’oggettività a favore dell’interiorità dell’individuo slegandosi del tutto dal rapporto con i committenti, fino ad allora parte fondamentale nel mondo dell’arte. L’analisi prosegue con Hannes Meyer, sostenitore dell’estremo funzionalismo tecnologico. Egli evidenzia il carattere tecnico a discapito di quello estetico, del processo di costruzione e dell’importanza dell’obiettivo sociale. Si giunge infine all’ultimo direttore, Mies van der Rohe, che si spinge oltre rispetto alle posizioni dei due predecessori favorendo le lezioni di teoria ed eliminando l’obbligo di frequenza ai laboratori artigiani. Diversamente da Meyer, egli ritiene che arte ed architettura coincidano attribuendole valore spirituale. Egli riprende il tema della forma-tipo che non lascia spazio alla soggettività. L'ultima parte dell’elaborato analizza le ultime fasi del Bauhaus con l’ascesa di Hitler. A questo punto si traggono le conclusioni alla luce dell’analisi condotta sia in relazione al contesto esterno alla scuola, sia nella sua evoluzione interna.
La filosofia del Bauhaus: oltre il sistema moderno delle arti.
PARUSSINI, VALENTINA
2023/2024
Abstract
La tesi si propone di analizzare l’evoluzione dei principi fondanti il Bauhaus con focus sulla dimensione autonomistica dell’Arte e sul tema del rapporto tra arte e artigianato. La prima parte si incentra sullo studio dei presupposti storici e filosofici che hanno portato alla sua nascita, iniziando dalla Rivoluzione Industriale che ha incentivato la produzione di massa e in serie a discapito dell’artigianato. Per poter procedere nell’analisi è però opportuno fare un passo indietro nello studio del sistema dell’arte di fine Ottocento, nel quale due figure predominanti sono Kant e Schiller. L’avvento della Rivoluzione Industriale determina il passaggio alla nascita della Modernità artistica caratterizzato da processi di assimilazione e processi di resistenza. Questi ultimi, infatti, tendono a contrastare la separazione tra arte e Società. Nello specifico si individuano il movimento Dada e il Costruttivismo Russo. Altri tre movimenti rilevanti nell’excursus sono Marx, Ruskin e Morris, fondatore dell’Arts and Crafts Movement in Gran Bretagna. Sull’onda del movimento fondato da Morris, Muthesius si fa promotore di un cambio della politica culturale che porta ad un incremento delle botteghe artigiane, con lo scopo di assimilare nel mondo dell’arte anche l’arte industriale, conciliando qualità e produzione di massa. A questo punto l’evoluzione porta alla nascita del Deutsche Werkbund. Per la prima volta questa nuova realtà ha l’obiettivo di coniugare arte, industria e artigianato. È da questo intento che sorge il Bauhaus, identificabile tra i processi di resistenza, in quanto si pone in contrasto con il sistema delle belle arti facendosi promotore della riunificazione tra arte e artigianato e della restituzione di uno scopo sociale all’Arte. La seconda parte è incentrata sull’analisi dell’evoluzione dei temi introdotti e delle contraddizioni che emergono. Si esamina il Bauhaus sotto la direzione di Walter Gropius, sostenitore dell’unificazione di arte e artigianato. Nella struttura della scuola sono identificabili elementi propri delle antiche corporazioni medievali e l’identificazione della forma-tipo che Gropius traduce nei principi di standardizzazione e razionalizzazione. Nonostante lo sforzo di Gropius, il Bauhaus presenta delle contraddizioni interne, pertanto viene successivamente sviluppato il confronto tra Gropius e Kandinskij, teorico della pittura come atto spirituale. L’artista russo sostiene il suo allontanamento dall’oggettività a favore dell’interiorità dell’individuo slegandosi del tutto dal rapporto con i committenti, fino ad allora parte fondamentale nel mondo dell’arte. L’analisi prosegue con Hannes Meyer, sostenitore dell’estremo funzionalismo tecnologico. Egli evidenzia il carattere tecnico a discapito di quello estetico, del processo di costruzione e dell’importanza dell’obiettivo sociale. Si giunge infine all’ultimo direttore, Mies van der Rohe, che si spinge oltre rispetto alle posizioni dei due predecessori favorendo le lezioni di teoria ed eliminando l’obbligo di frequenza ai laboratori artigiani. Diversamente da Meyer, egli ritiene che arte ed architettura coincidano attribuendole valore spirituale. Egli riprende il tema della forma-tipo che non lascia spazio alla soggettività. L'ultima parte dell’elaborato analizza le ultime fasi del Bauhaus con l’ascesa di Hitler. A questo punto si traggono le conclusioni alla luce dell’analisi condotta sia in relazione al contesto esterno alla scuola, sia nella sua evoluzione interna.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/24526