W. H. Auden: the dialetics of Love, History and Isolation in a Changing World. A focus on the 1939 poem Refugee Blues

The thesis analyzes the work of W.H. Auden, in the context of love, history, loneliness, and social involvement themes that characterize his exploration of the complex relationship between the self and the outside world. In his early poetry, Auden addresses fragmentation through isolation, decoupling love from the erotic experience, and constantly the looming presence of death. Fragmentation is not conceived here as restrictive, but rather as a precondition for wholeness, read as the confluence of flesh and will. The dialectics of commitment and solitude are dealt with in Auden, making use of the island as symbol of isolation and self-reflection. The poem 'Refugee Blues' (1939), written in blues style, uses the voice of a Jewish refugee fleeing Nazism to lament about exile, dislocation of identity, and cruelty of the world towards the destitute, and celebrates the resilience of the people who are determined to remain human. Auden sees poetry as a social artifact, the result of the demands of society, and uses a thought-provoking poetic language. He was interested in Marx psychologically and not politically, as a means of deconstructing middle-class ideologies. He was disillusioned by his experience in the Spanish Civil War and realized the limitation of teaching love and to a dichotomy between personal desire and broader existential issues. His own poetry develops from political activism to introspection into the realms of love, grief, and the struggle of living within a complicated world. Auden gives credit to Freud for opening up the human mind, allowing human beings to face the moment honestly rather than remaining in bondage to the past. In 'Refugee Blues' (1939), Auden unites will and structure to investigate the themes of isolation and statelessness, employing a blues form to convey the sadness and quest for safety of refugees.

La tesi analizza le opere di W.H. Auden, focalizzandosi sui temi dell'amore, della storia, dell'isolamento e dell'impegno sociale, che caratterizzano la sua indagine sulle complesse relazioni tra l'individuo e il mondo esterno. Nei suoi primi scritti, Auden affronta la frammentazione attraverso l'isolamento, la separazione dell'amore dall'atto sessuale e la costante presenza della morte. Tuttavia, questa frammentazione non è vista come una limitazione, ma piuttosto come un prerequisito per l'integrità, intesa come l'unione di corpo e volontà. Auden esplora la dialettica tra dedizione e solitudine, utilizzando l'isola come metafora di isolamento e riflessione. La poesia 'Refugee Blues' (1939), scritta in forma di blues, dà voce a un rifugiato ebreo in fuga dal nazismo, commentando l'esilio, la perdita di identità e la crudeltà del mondo verso chi ha bisogno di aiuto, evidenziando la resilienza di coloro che cercano di mantenere la propria umanità. Auden considera la poesia come un artefatto sociale, un prodotto delle aspettative della società, e utilizza un linguaggio poetico che stimola la riflessione. Il suo interesse per Marx era più di natura psicologica che politica, visto come un modo per decostruire le ideologie della classe media. L'esperienza nella guerra civile spagnola lo ha disilluso, portandolo a riconoscere i limiti dell'insegnamento dell'amore e a una dicotomia tra desiderio personale e temi esistenziali più ampi. La sua poesia evolve dall'impegno politico alla riflessione personale, esaminando i temi dell'amore, della perdita e della difficoltà di vivere in un mondo complesso. Auden riconosce il contributo di Freud alla comprensione della psiche umana, permettendo alle persone di affrontare il presente piuttosto che rimanere intrappolate nel passato. In 'Refugee Blues' (1939), Auden combina volontà e struttura per esplorare i temi dell'isolamento e dell'apolidia, utilizzando una forma blues per esprimere la malinconia.