Stimolare la spesa privata in ricerca e sviluppo per innovare processi e prodotti e garantire la competitività delle imprese nel mercato globale: sono questi i due obiettivi del credito d’imposta R&S, introdotto dall’art. 3 del D.L. n. 145/2013. La disciplina, che si inserisce nell’ambito del “Piano Nazionale Industria 4.0”, è oggetto di numerosi aggiornamenti e integrazioni. Tuttavia, la disciplina continua a presentare elementi di complessità e ambiguità che alimentano le incertezze interpretative e che, talvolta, non vengono risolte nemmeno dall’Amministrazione finanziaria con i suoi documenti di prassi. Negli ultimi anni, il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo è oggetto di una intensa campagna di controlli da parte dell’Amministrazione Finanziaria che, ormai per prassi, tende a qualificare i crediti come “inesistenti”, quasi ignorando l’esistenza della più lieve fattispecie della “non spettanza”. L’obiettivo del presente elaborato è analizzare la genesi normativa, anche alla luce delle disposizioni europee e internazionali, evidenziando le principali caratteristiche e le criticità delle norme, nonché dei documenti di prassi pubblicati dall’Agenzia delle Entrate, dai Ministeri e da enti come Assonime e Confindustria. Inoltre, l’elaborato esplora le conclusioni di alcuni giudizi di merito e di legittimità, mettendo in luce le implicazioni derivanti dai controlli fiscali, con particolare attenzione alla distinzione tra crediti inesistenti e non spettanti.
Credito d’imposta R&S: analisi normativa e criticità applicative
ASAD, MIRIAM
2023/2024
Abstract
Stimolare la spesa privata in ricerca e sviluppo per innovare processi e prodotti e garantire la competitività delle imprese nel mercato globale: sono questi i due obiettivi del credito d’imposta R&S, introdotto dall’art. 3 del D.L. n. 145/2013. La disciplina, che si inserisce nell’ambito del “Piano Nazionale Industria 4.0”, è oggetto di numerosi aggiornamenti e integrazioni. Tuttavia, la disciplina continua a presentare elementi di complessità e ambiguità che alimentano le incertezze interpretative e che, talvolta, non vengono risolte nemmeno dall’Amministrazione finanziaria con i suoi documenti di prassi. Negli ultimi anni, il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo è oggetto di una intensa campagna di controlli da parte dell’Amministrazione Finanziaria che, ormai per prassi, tende a qualificare i crediti come “inesistenti”, quasi ignorando l’esistenza della più lieve fattispecie della “non spettanza”. L’obiettivo del presente elaborato è analizzare la genesi normativa, anche alla luce delle disposizioni europee e internazionali, evidenziando le principali caratteristiche e le criticità delle norme, nonché dei documenti di prassi pubblicati dall’Agenzia delle Entrate, dai Ministeri e da enti come Assonime e Confindustria. Inoltre, l’elaborato esplora le conclusioni di alcuni giudizi di merito e di legittimità, mettendo in luce le implicazioni derivanti dai controlli fiscali, con particolare attenzione alla distinzione tra crediti inesistenti e non spettanti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/24373