La tesi si propone di indagare la ricezione e lo sviluppo dell’architettura organica in Italia attraverso l’attività di Bruno Zevi, delineando il complesso clima intellettuale all’interno del quale egli opera fino a divenire uno dei principali protagonisti della storia dell’architettura moderna italiana. Ricostruendo le vicende che la cultura architettonica deve fronteggiare alla fine del secondo conflitto mondiale, si vuole presentare l’attività di Zevi come promotrice di un necessario rinnovamento culturale e professionale, identificando nella sua formazione internazionale lo stimolo per la risoluzione delle criticità italiane e per le innovazioni didattiche necessarie all’educazione di una nuova generazione di architetti. Messa in luce la discordanza tra le istituzioni, rimaste a lungo distanti dalle fila del Movimento Moderno, e le nuove soluzioni proposte per una pratica più moderna, si analizza la proposta organica avanzata da Zevi nella ricerca di nuovi linguaggi architettonici per la ricostruzione dell’Italia post-bellica. Essa viene dunque approfondita in termini architettonici e storiografici, ripercorrendo l’utilizzo del termine organico nella disciplina architettonica a partire dall’opera di Wright del 1939 fino alla successiva ricezione italiana, strettamente legata al clima storico e culturale del Paese. Determinando i luoghi e le istiuzioni che hanno reso possibile la diffusione di quest'architettura in Italia, si arriva infine ad analizzare alcuni casi studio ritenuti utili per meglio inquadrare sul piano progettuale i risultati dell'operato zeviano, cercando di definire l'attuazione dei principi organici nella pratica architettonica degli anni Cinquanta.

Bruno Zevi e l'architettura organica. Una proposta architettonica e culturale per l'Italia del secondo dopoguerra

LEONI, ALESSIA
2023/2024

Abstract

La tesi si propone di indagare la ricezione e lo sviluppo dell’architettura organica in Italia attraverso l’attività di Bruno Zevi, delineando il complesso clima intellettuale all’interno del quale egli opera fino a divenire uno dei principali protagonisti della storia dell’architettura moderna italiana. Ricostruendo le vicende che la cultura architettonica deve fronteggiare alla fine del secondo conflitto mondiale, si vuole presentare l’attività di Zevi come promotrice di un necessario rinnovamento culturale e professionale, identificando nella sua formazione internazionale lo stimolo per la risoluzione delle criticità italiane e per le innovazioni didattiche necessarie all’educazione di una nuova generazione di architetti. Messa in luce la discordanza tra le istituzioni, rimaste a lungo distanti dalle fila del Movimento Moderno, e le nuove soluzioni proposte per una pratica più moderna, si analizza la proposta organica avanzata da Zevi nella ricerca di nuovi linguaggi architettonici per la ricostruzione dell’Italia post-bellica. Essa viene dunque approfondita in termini architettonici e storiografici, ripercorrendo l’utilizzo del termine organico nella disciplina architettonica a partire dall’opera di Wright del 1939 fino alla successiva ricezione italiana, strettamente legata al clima storico e culturale del Paese. Determinando i luoghi e le istiuzioni che hanno reso possibile la diffusione di quest'architettura in Italia, si arriva infine ad analizzare alcuni casi studio ritenuti utili per meglio inquadrare sul piano progettuale i risultati dell'operato zeviano, cercando di definire l'attuazione dei principi organici nella pratica architettonica degli anni Cinquanta.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/24326