La ricerca mira a confrontare i casi-studio di due sloveni vissuti nel Litorale austriaco, annesso all’Italia in seguito alla Prima guerra mondiale, con particolare attenzione alle loro sorti durante l’italianizzazione a cui il fascismo sottopose sloveni e croati sul confine orientale tra anni ’20 e ’40. Le figure analizzate sono quelle di Franc Cencič, un minatore nato nel 1890 a Robidišče, nei pressi di Kobarid (Caporetto) e dello scrittore triestino Boris Pahor, classe 1913. Provenienza, istruzione e contesto in cui si svilupparono le loro esistenze diedero loro mezzi differenti per plasmare la propria identità nazionale e mettere in atto o meno azioni di resistenza. Le loro vicende possono essere quindi comparate dal punto di vista della lingua, emigrazione, lavoro, famiglia, identità e classe. Uno sguardo specifico meritano le loro esperienze lavorative e militari nelle colonie italiane in Africa, fenomeno che giocò un ruolo particolare per la comunità slovena. È la loro produzione di egodocumenti a consentirci di conoscere le loro vicende, nel caso di Franc Cencič una serie di trenta lettere spedite alla moglie dall’Abissinia, mentre in quello di Boris Pahor i numerosi romanzi, novelle e opere biografiche, che ci permettono di riflettere sulla loro visione di sé e del mondo, sull’uso della lingua e sulle scelte narrative.
Vite e scritture di confine in epoca fascista: due casi-studio italo-sloveni
Furioso Cenci, Cecilia
2024/2025
Abstract
La ricerca mira a confrontare i casi-studio di due sloveni vissuti nel Litorale austriaco, annesso all’Italia in seguito alla Prima guerra mondiale, con particolare attenzione alle loro sorti durante l’italianizzazione a cui il fascismo sottopose sloveni e croati sul confine orientale tra anni ’20 e ’40. Le figure analizzate sono quelle di Franc Cencič, un minatore nato nel 1890 a Robidišče, nei pressi di Kobarid (Caporetto) e dello scrittore triestino Boris Pahor, classe 1913. Provenienza, istruzione e contesto in cui si svilupparono le loro esistenze diedero loro mezzi differenti per plasmare la propria identità nazionale e mettere in atto o meno azioni di resistenza. Le loro vicende possono essere quindi comparate dal punto di vista della lingua, emigrazione, lavoro, famiglia, identità e classe. Uno sguardo specifico meritano le loro esperienze lavorative e militari nelle colonie italiane in Africa, fenomeno che giocò un ruolo particolare per la comunità slovena. È la loro produzione di egodocumenti a consentirci di conoscere le loro vicende, nel caso di Franc Cencič una serie di trenta lettere spedite alla moglie dall’Abissinia, mentre in quello di Boris Pahor i numerosi romanzi, novelle e opere biografiche, che ci permettono di riflettere sulla loro visione di sé e del mondo, sull’uso della lingua e sulle scelte narrative.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/23996