La scuola di S.ta Maria presso S. Satiro nasce ufficialmente nel settembre del 1480 con lo scopo di realizzare la costruzione dell’omonima chiesa, come ben noto il primo cantiere milanese a cui è associato il nome di Donato Bramante. La scuola è, di fatto, l’unica committente della fabbrica di S. Maria, che è dunque una chiesa di confraternita affidata nella progettazione e nella realizzazione ad un team di artisti che si faceva portatore, in ambito milanese, di quel gusto aggiornato ispirato all’antico e ai modelli albertiani. Si trattava evidentemente di personalità di primissimo piano ma che, al momento della loro chiamata a S. ta Maria presso S. Satiro, erano ancora ben lontane dalla notorietà; nel cantiere operano negli anni Ottanta Bramante, Agostino Fonduli, Gabriele e Giovanni Battagio, poi Bramantino: realizzano un edificio che non aveva precedenti a Milano e, forse, ha sempre destato un certa sorpresa che essi si siano trovati ad operare in questa piccola chiesa, considerata oltretutto parrocchiale. Si è ritenuto utile, innanzitutto, ripercorrere le vicende e gli eventi che, dall’interesse di un gruppo di parrocchiani per un’immagine miracolosa della Madonna, portarono nel 1480 alla nascita di una scuola fabbriceriale, dotata della struttura e dei mezzi economici per concludere nel giro di dieci anni l’edificazione di una nuova chiesa; si è poi cercato di precisare l’organizzazione della confraternita, di cui si conservano gli statuti, cercando di inquadrarne l’azione anche in relazione alla parrocchia di S. Satiro: era infatti il rettore della parrocchia ad amministrare l’antico sacello di S. Satiro, annesso fisicamente e liturgicamente alla nuova chiesa di S. Maria, e a possedere i terreni su cui si andava edificando la nuova costruzione. Si ripercorrono poi le complesse fasi del cantiere di S. Maria, il primo dei tre di cui si è deciso di parlare, offrendo una sintesi del suo sviluppo e del suo aspetto. Gli altri due cantieri a cui si fa riferimento sono invece la sacrestia di S. Maria e l’incisione Prevedari: la prima è trattata come un secondo cantiere separato rispetto a quello della chiesa per le evidenti differenze che contraddistinguono i due spazi nell’uso dell’architettura, dei materiali e soprattutto della decorazione; è poi naturale la scelta dell’incisione Prevedari come terzo cantiere, anche solo per fattori cronologici e di vicinanza fisica ai primi due: partendo dalle caratteristiche architettoniche, passando al contratto per la realizzazione, alle caratteristiche tecniche e ai protagonisti della vicenda si cerca dunque di dimostrare la prossimità anche di questo cantiere di carta al contesto della scuola; a questo scopo sono riesaminati sia l’evidenza documentaria relativa a Bernardino Prevedari sia il suo rapporto con uno dei confratelli della scuola, Antonio da Meda. Da questo punto si è deciso di articolare il lavoro partendo da alcuni nomi di confratelli iscritti alla scuola: personaggi spesso di alto livello sociale, vicini alla corte o attivi nel mondo delle arti. Di alcuni, come Nicolò da Gerenzano ricamatore ducale, sono le biografie personali ad essere già di per sé particolarmente interessanti e significative; di altri non si sa molto, ma i pochi elementi noti consentono comunque di gettare un ponte verso il mondo esterno alla confraternita. Partendo dai nomi, dunque, è possibile rintracciare un’ampia rete di relazioni di natura economica, personale, artistica, che consente guardare al mondo della grande mercanzia, della produzione di armi, dell’oreficeria e della pittura, solo per citare alcuni esempi. Attraverso i nomi emerge uno spaccato del vivace panorama milanese di quegli anni e, riallacciando queste esperienze alla scuola, è possibile ipotizzare che essa non sia stata solo un interlocutore ricettivo nei confronti delle novità proposte per i tre cantieri, bensì committente consapevole e propositivo.

La scuola di Santa Maria presso San Satiro. I cantieri, gli scolari, i contesti.

Rovelli, Marina
2016/2017

Abstract

La scuola di S.ta Maria presso S. Satiro nasce ufficialmente nel settembre del 1480 con lo scopo di realizzare la costruzione dell’omonima chiesa, come ben noto il primo cantiere milanese a cui è associato il nome di Donato Bramante. La scuola è, di fatto, l’unica committente della fabbrica di S. Maria, che è dunque una chiesa di confraternita affidata nella progettazione e nella realizzazione ad un team di artisti che si faceva portatore, in ambito milanese, di quel gusto aggiornato ispirato all’antico e ai modelli albertiani. Si trattava evidentemente di personalità di primissimo piano ma che, al momento della loro chiamata a S. ta Maria presso S. Satiro, erano ancora ben lontane dalla notorietà; nel cantiere operano negli anni Ottanta Bramante, Agostino Fonduli, Gabriele e Giovanni Battagio, poi Bramantino: realizzano un edificio che non aveva precedenti a Milano e, forse, ha sempre destato un certa sorpresa che essi si siano trovati ad operare in questa piccola chiesa, considerata oltretutto parrocchiale. Si è ritenuto utile, innanzitutto, ripercorrere le vicende e gli eventi che, dall’interesse di un gruppo di parrocchiani per un’immagine miracolosa della Madonna, portarono nel 1480 alla nascita di una scuola fabbriceriale, dotata della struttura e dei mezzi economici per concludere nel giro di dieci anni l’edificazione di una nuova chiesa; si è poi cercato di precisare l’organizzazione della confraternita, di cui si conservano gli statuti, cercando di inquadrarne l’azione anche in relazione alla parrocchia di S. Satiro: era infatti il rettore della parrocchia ad amministrare l’antico sacello di S. Satiro, annesso fisicamente e liturgicamente alla nuova chiesa di S. Maria, e a possedere i terreni su cui si andava edificando la nuova costruzione. Si ripercorrono poi le complesse fasi del cantiere di S. Maria, il primo dei tre di cui si è deciso di parlare, offrendo una sintesi del suo sviluppo e del suo aspetto. Gli altri due cantieri a cui si fa riferimento sono invece la sacrestia di S. Maria e l’incisione Prevedari: la prima è trattata come un secondo cantiere separato rispetto a quello della chiesa per le evidenti differenze che contraddistinguono i due spazi nell’uso dell’architettura, dei materiali e soprattutto della decorazione; è poi naturale la scelta dell’incisione Prevedari come terzo cantiere, anche solo per fattori cronologici e di vicinanza fisica ai primi due: partendo dalle caratteristiche architettoniche, passando al contratto per la realizzazione, alle caratteristiche tecniche e ai protagonisti della vicenda si cerca dunque di dimostrare la prossimità anche di questo cantiere di carta al contesto della scuola; a questo scopo sono riesaminati sia l’evidenza documentaria relativa a Bernardino Prevedari sia il suo rapporto con uno dei confratelli della scuola, Antonio da Meda. Da questo punto si è deciso di articolare il lavoro partendo da alcuni nomi di confratelli iscritti alla scuola: personaggi spesso di alto livello sociale, vicini alla corte o attivi nel mondo delle arti. Di alcuni, come Nicolò da Gerenzano ricamatore ducale, sono le biografie personali ad essere già di per sé particolarmente interessanti e significative; di altri non si sa molto, ma i pochi elementi noti consentono comunque di gettare un ponte verso il mondo esterno alla confraternita. Partendo dai nomi, dunque, è possibile rintracciare un’ampia rete di relazioni di natura economica, personale, artistica, che consente guardare al mondo della grande mercanzia, della produzione di armi, dell’oreficeria e della pittura, solo per citare alcuni esempi. Attraverso i nomi emerge uno spaccato del vivace panorama milanese di quegli anni e, riallacciando queste esperienze alla scuola, è possibile ipotizzare che essa non sia stata solo un interlocutore ricettivo nei confronti delle novità proposte per i tre cantieri, bensì committente consapevole e propositivo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/22263