Il presente lavoro analizza le scelte di valutazione compiute da 427 imprese quotate in cinque Paesi che redigono il bilancio secondo i Principi Contabili Internazionali (rispettivamente Australia, Francia, Germania, Italia e Regno Unito). Nello specifico viene studiato l’impatto della tradizione contabile pre-ifrs, che divide le imprese in Europeo-Continentali e Anglosassoni, sull’utilizzo del fair value piuttosto che del costo per cinque poste dell’attivo di stato patrimoniale. I risultati dimostrano come a distanza di otto anni dalla prima applicazione degli IAS/IFRS sopravvivano ancora differenze tra i due gruppi: le imprese anglosassoni, infatti, risultano maggiormente inclini all’utilizzo delle valutazioni al fair value. Successivamente, basandosi sulla rilevanza delle informazioni fornite dal fair value, viene studiata la relazione tra i rendimenti azionari e le misure di performance aziendale, nello specifico l’utile netto e gli other comprehensive income. Si verifica dunque, con esito positivo, che il valore di questi ultimi, il quale è influenzato in buona parte dalle valutazioni al fair value, fornisce informazioni aggiuntive value relevant per i destinatari del bilancio oltre l’utile netto. Infine la medesima analisi viene effettuata operando una distinzione tra le imprese che optano per il fair value e quelle che invece utilizzano il costo storico nelle accounting choice consentite dagli IFRS, non riuscendo a dimostrare la superiorità della rilevanza dell’informazione fornita dal primo gruppo di imprese rispetto al secondo.

Accounting Choice e rilevanza dell'informazione nel framework IAS/IFRS.

Rango, Maria Cristina
2014/2015

Abstract

Il presente lavoro analizza le scelte di valutazione compiute da 427 imprese quotate in cinque Paesi che redigono il bilancio secondo i Principi Contabili Internazionali (rispettivamente Australia, Francia, Germania, Italia e Regno Unito). Nello specifico viene studiato l’impatto della tradizione contabile pre-ifrs, che divide le imprese in Europeo-Continentali e Anglosassoni, sull’utilizzo del fair value piuttosto che del costo per cinque poste dell’attivo di stato patrimoniale. I risultati dimostrano come a distanza di otto anni dalla prima applicazione degli IAS/IFRS sopravvivano ancora differenze tra i due gruppi: le imprese anglosassoni, infatti, risultano maggiormente inclini all’utilizzo delle valutazioni al fair value. Successivamente, basandosi sulla rilevanza delle informazioni fornite dal fair value, viene studiata la relazione tra i rendimenti azionari e le misure di performance aziendale, nello specifico l’utile netto e gli other comprehensive income. Si verifica dunque, con esito positivo, che il valore di questi ultimi, il quale è influenzato in buona parte dalle valutazioni al fair value, fornisce informazioni aggiuntive value relevant per i destinatari del bilancio oltre l’utile netto. Infine la medesima analisi viene effettuata operando una distinzione tra le imprese che optano per il fair value e quelle che invece utilizzano il costo storico nelle accounting choice consentite dagli IFRS, non riuscendo a dimostrare la superiorità della rilevanza dell’informazione fornita dal primo gruppo di imprese rispetto al secondo.
2014-10-22
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