Questo elaborato tratta di ʿAbd as-Salām Yāsīn e la sua Jamāʿat al-ʿAdl wa al-Iḥsān, ovvero comunità della giustizia e della spiritualità, la quale sopravvive da più di trent’anni all’interno della società marocchina in uno stato di tolleranza ma illegalità dovuto alla non riconoscenza da parte del fondatore e dei suoi seguaci del ruolo del monarca del Marocco in quanto Amīr al-Muʾminīn (principe dei credenti). Questa comunità nasce grazie alle idee di Yāsīn che da insegnante di scuola pubblica passa a guida spirituale. Dopo un certo periodo passato all’interno di una comunità sufi marocchina, decide di abbandonarla per fondare una comunità propria ponendosi alla guida di essa e pubblicando diversi libri e manuali su come cambiare la società odierna migliorandola in modo da instaurare uno stato islamico che si basi esclusivamente sull’applicazione della šarīʿa. I tre baluardi principali che sono ribaditi dai portavoce e dai membri della Jamāʿa sono: il rifiuto della violenza, della clandestinità e degli aiuti esteri. Il primo punto consente ad essa di essere tollerata dalla monarchia nonostante i rapporti altalenanti tra il monarca e la guida spirituale dovuti all’invio da parte di quest’ultimo di lettere e messaggi di critica nei confronti del re e del suo status di comandante dei credenti. A seguito della morte di Yāsīn, la leadership della comunità ha adottato un basso profilo, emergendo durante manifestazioni per i diritti dell’uomo e in quelle contro le interferenze straniere in Marocco. Inoltre, sono state apportate alcune riforme interne alla struttura della comunità in vista di un futuro cambiamento e di una collaborazione con altre forze politiche per contrastare il regime attuale, definito da essi dispotico e corrotto.

Al-ʿAdl wa al-Iḥsān: un'alternativa alla monarchia alawita.

Raggi, Carola
2017/2018

Abstract

Questo elaborato tratta di ʿAbd as-Salām Yāsīn e la sua Jamāʿat al-ʿAdl wa al-Iḥsān, ovvero comunità della giustizia e della spiritualità, la quale sopravvive da più di trent’anni all’interno della società marocchina in uno stato di tolleranza ma illegalità dovuto alla non riconoscenza da parte del fondatore e dei suoi seguaci del ruolo del monarca del Marocco in quanto Amīr al-Muʾminīn (principe dei credenti). Questa comunità nasce grazie alle idee di Yāsīn che da insegnante di scuola pubblica passa a guida spirituale. Dopo un certo periodo passato all’interno di una comunità sufi marocchina, decide di abbandonarla per fondare una comunità propria ponendosi alla guida di essa e pubblicando diversi libri e manuali su come cambiare la società odierna migliorandola in modo da instaurare uno stato islamico che si basi esclusivamente sull’applicazione della šarīʿa. I tre baluardi principali che sono ribaditi dai portavoce e dai membri della Jamāʿa sono: il rifiuto della violenza, della clandestinità e degli aiuti esteri. Il primo punto consente ad essa di essere tollerata dalla monarchia nonostante i rapporti altalenanti tra il monarca e la guida spirituale dovuti all’invio da parte di quest’ultimo di lettere e messaggi di critica nei confronti del re e del suo status di comandante dei credenti. A seguito della morte di Yāsīn, la leadership della comunità ha adottato un basso profilo, emergendo durante manifestazioni per i diritti dell’uomo e in quelle contro le interferenze straniere in Marocco. Inoltre, sono state apportate alcune riforme interne alla struttura della comunità in vista di un futuro cambiamento e di una collaborazione con altre forze politiche per contrastare il regime attuale, definito da essi dispotico e corrotto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/21535