Durante la Prima guerra mondiale vennero sperimentate, anche in Italia, le prime forme di governo “totale”: si collaudarono infatti, negli anni bellici, quegli strumenti di controllo sociale e di militarizzazione della società civile che saranno poi ampiamente ripresi dai regimi totalitari. Strettamente connesso a tale fenomeno fu la rilevanza assunta dall’obiettivo di acquisire il pieno consenso delle masse, prevalentemente tramite la propaganda patriottica, la quale mise in atto un’intensa campagna denigratoria nei confronti di alcune categorie di cittadini. La tesi si propone di presentare e analizzare – per quanto riguarda a specifica realtà trevigiana – proprio alcune di queste categorie, i cosiddetti “nemici interni”, emerse nel corso della ricerca svolta nell’Archivio di Stato di Treviso e nell’Archivio Storico Diocesano di Treviso, mettendo in evidenza il clima di tensione provocato dall’assiduo (e reciproco) controllo della vita privata dei cittadini – attraverso l’estensione dell’elemento del “sospetto” – e dalla repressione non solo dell’aperto dissenso nei confronti della guerra, ma anche di qualsiasi opinione giudicata contraria all’interesse nazionale.
Il "nemico interno" a Treviso durante la Grande guerra. Reprimere, sorvegliare, recludere
Calmasini, Tatiana
2016/2017
Abstract
Durante la Prima guerra mondiale vennero sperimentate, anche in Italia, le prime forme di governo “totale”: si collaudarono infatti, negli anni bellici, quegli strumenti di controllo sociale e di militarizzazione della società civile che saranno poi ampiamente ripresi dai regimi totalitari. Strettamente connesso a tale fenomeno fu la rilevanza assunta dall’obiettivo di acquisire il pieno consenso delle masse, prevalentemente tramite la propaganda patriottica, la quale mise in atto un’intensa campagna denigratoria nei confronti di alcune categorie di cittadini. La tesi si propone di presentare e analizzare – per quanto riguarda a specifica realtà trevigiana – proprio alcune di queste categorie, i cosiddetti “nemici interni”, emerse nel corso della ricerca svolta nell’Archivio di Stato di Treviso e nell’Archivio Storico Diocesano di Treviso, mettendo in evidenza il clima di tensione provocato dall’assiduo (e reciproco) controllo della vita privata dei cittadini – attraverso l’estensione dell’elemento del “sospetto” – e dalla repressione non solo dell’aperto dissenso nei confronti della guerra, ma anche di qualsiasi opinione giudicata contraria all’interesse nazionale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/19614