L'alimentazione umana, come comportamento alimentare e come scelta etica e di consumo, grazie anche a un notevole sostegno mediatico, sembra essere uno dei più recenti e discussi bersagli del fenomeno della medicalizzazione. La società contemporanea, dopo aver manifestato più forme di disagio alimentare, alcune di queste riconosciute come patologie, assiste e partecipa alla medicalizzazione del cibo. L'alimento, a fronte delle sue virtù salutistiche, viene presentato in maniera crescente nella veste di “farmaco” alleato del benessere psicofisico, da preferire ad altri alimenti non salutari, potenzialmente dannosi o inevitabilmente nocivi. Il fenomeno, inoltre, è accompagnato dal paradossale rischio di tradursi in ossessione, alimentando lo sconfinamento della medicalizzazione e generando forme altrimenti inesistenti di psicosi e nuove patologie legate all'ansia alimentare. Superato l'allarmismo di un certo marketing della salute, l'attualità del tema, oltre a gettare una nuova luce sulla consapevolezza alimentare, apre delle ulteriori possibilità di riflessione sin dall'accostamento di nutrizione e terapia, che trova le sue radici nella dietetica antica volta al controllo dei piaceri del corpo e della condotta morale. Non si tratta solamente di chiedersi secondo quali criteri il cibo possa essere considerato terapeutico, o in quale misura lo divenga effettivamente, ma anche di considerare le molteplici relazioni tra alimentazione e cura, siano queste metaforiche o pratiche. Partendo dall'assunto che nutrizione e cura siano atti etici dalla forte valenza simbolica, che coinvolgono tutte le dimensioni della persona (corporea, spirituale e relazionale) e alcuni dei bisogni fondamentali, attraverso questo studio si intende esaminarne la relazione nella quotidianità e nello spazio medicale, nella cura di sé e dell'altro. Un approccio semiotico sosterrà la necessità di una riflessione bioetica su questi temi, attraverso l'analisi dei comportamenti, della retorica e delle metafore che popolano l'immaginario collettivo legato al “salutismo” contemporaneo.

UNA MELA AL GIORNO: IL CIBO CHE CURA Analisi del salutismo nutrizionale, per una bioetica dell'alimentazione in relazione alla cura di sé e dell'altro

Luce, Serena
2018/2019

Abstract

L'alimentazione umana, come comportamento alimentare e come scelta etica e di consumo, grazie anche a un notevole sostegno mediatico, sembra essere uno dei più recenti e discussi bersagli del fenomeno della medicalizzazione. La società contemporanea, dopo aver manifestato più forme di disagio alimentare, alcune di queste riconosciute come patologie, assiste e partecipa alla medicalizzazione del cibo. L'alimento, a fronte delle sue virtù salutistiche, viene presentato in maniera crescente nella veste di “farmaco” alleato del benessere psicofisico, da preferire ad altri alimenti non salutari, potenzialmente dannosi o inevitabilmente nocivi. Il fenomeno, inoltre, è accompagnato dal paradossale rischio di tradursi in ossessione, alimentando lo sconfinamento della medicalizzazione e generando forme altrimenti inesistenti di psicosi e nuove patologie legate all'ansia alimentare. Superato l'allarmismo di un certo marketing della salute, l'attualità del tema, oltre a gettare una nuova luce sulla consapevolezza alimentare, apre delle ulteriori possibilità di riflessione sin dall'accostamento di nutrizione e terapia, che trova le sue radici nella dietetica antica volta al controllo dei piaceri del corpo e della condotta morale. Non si tratta solamente di chiedersi secondo quali criteri il cibo possa essere considerato terapeutico, o in quale misura lo divenga effettivamente, ma anche di considerare le molteplici relazioni tra alimentazione e cura, siano queste metaforiche o pratiche. Partendo dall'assunto che nutrizione e cura siano atti etici dalla forte valenza simbolica, che coinvolgono tutte le dimensioni della persona (corporea, spirituale e relazionale) e alcuni dei bisogni fondamentali, attraverso questo studio si intende esaminarne la relazione nella quotidianità e nello spazio medicale, nella cura di sé e dell'altro. Un approccio semiotico sosterrà la necessità di una riflessione bioetica su questi temi, attraverso l'analisi dei comportamenti, della retorica e delle metafore che popolano l'immaginario collettivo legato al “salutismo” contemporaneo.
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