Questa tesi affronta il tema della rappresentazione della donna nel dramma nō Dōjōji secondo l’interpretazione buddhista del femminile quale incarnazione del desiderio e dell’attaccamento. Mettendo in evidenza gli aspetti grotteschi e mostruosi del corpo femminile in alcune raccolte di setsuwa buddhisti come il Nihon ryōiki e in particolare lo Hokkegenki e il Konjaku monogatari, in cui la storia di Dōjōji appare per la prima volta, si approfondirà la visione della femminilità come sessualità spaventosa e incontrollabile, ostacolo all’uomo nel raggiungimento dell’illuminazione. Si analizzerà nel dettaglio il nō Dōjōji, la sua complessità stilistica, le sue tecniche sceniche e le sue difficoltà interpretative, soffermandosi soprattutto sul suo finale, che si discosta in modo sostanziale da quello del setsuwa e del nō da cui il dramma deriva, Kanemaki. Se nel finale di quest’ultimo la donna raggiungerà l’illuminazione, in Dōjōji – in modo piuttosto inusuale nel nō – la salvezza le sarà preclusa. Il lavoro si concluderà con un’analisi del cortometraggio di animazione di Kawamoto Kihachirō, Dōjōji, che metterà in luce le sue similitudini con il dramma nō e l’influenza delle illustrazioni del Dōjōji engi emaki sulla scelta degli sfondi e la caratterizzazione dei personaggi.

“La forza del male nel cuore femminile.” Desiderio e mostruosità nella leggenda di Dōjōji.

Scibilia, Andrea
2015/2016

Abstract

Questa tesi affronta il tema della rappresentazione della donna nel dramma nō Dōjōji secondo l’interpretazione buddhista del femminile quale incarnazione del desiderio e dell’attaccamento. Mettendo in evidenza gli aspetti grotteschi e mostruosi del corpo femminile in alcune raccolte di setsuwa buddhisti come il Nihon ryōiki e in particolare lo Hokkegenki e il Konjaku monogatari, in cui la storia di Dōjōji appare per la prima volta, si approfondirà la visione della femminilità come sessualità spaventosa e incontrollabile, ostacolo all’uomo nel raggiungimento dell’illuminazione. Si analizzerà nel dettaglio il nō Dōjōji, la sua complessità stilistica, le sue tecniche sceniche e le sue difficoltà interpretative, soffermandosi soprattutto sul suo finale, che si discosta in modo sostanziale da quello del setsuwa e del nō da cui il dramma deriva, Kanemaki. Se nel finale di quest’ultimo la donna raggiungerà l’illuminazione, in Dōjōji – in modo piuttosto inusuale nel nō – la salvezza le sarà preclusa. Il lavoro si concluderà con un’analisi del cortometraggio di animazione di Kawamoto Kihachirō, Dōjōji, che metterà in luce le sue similitudini con il dramma nō e l’influenza delle illustrazioni del Dōjōji engi emaki sulla scelta degli sfondi e la caratterizzazione dei personaggi.
2015-03-11
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/18933