Questo studio si propone di valutare se persone e comunità che migrano indotte dagli effetti del cambiamento climatico possano ricevere protezione internazionale. In seguito ad aver constatato la mancanza di una definizione e di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante che riconosca e protegga i “migranti climatici”, vengono evidenziate le criticità degli esistenti meccanismi di protezione internazionali e regionali, accertando, in particolare, l’inapplicabilità della Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati del 1951 e la limitata applicabilità dei sistemi di protezione dei diritti umani nei confronti di tale categoria. Perciò si prendono in considerazione due proposte avanzate da governi e accademici per risolvere l’attuale vuoto giuridico, ovvero l’emendamento della Convenzione di Ginevra e la negoziazione di un nuovo strumento universale sulle migrazioni indotte dal cambiamento climatico. Entrambe le proposte vengono contestate a favore di un più praticabile approccio regionale basato sullo sviluppo di strumenti di soft law, parallelamente alla creazione di un quadro di politiche e strategie mirate a prevenire il fenomeno delle migrazioni climatiche attraverso l’adattamento e la riduzione delle vulnerabilità. Nell’ultima sezione viene presentato il caso di studio sui piccoli Stati insulari del Pacifico Meridionale e la strategia recentemente avanzata dal governo della Nuova Zelanda per gestire il fenomeno nel rispetto degli interessi nazionali e delle comunità del Pacifico.
CLIMATE CHANGE-INDUCED MIGRATION: ADDRESSING THE LEGAL GAP. THE CASE OF PACIFIC SMALL ISLAND DEVELOPING STATES.
Borsato, Silvia
2019/2020
Abstract
Questo studio si propone di valutare se persone e comunità che migrano indotte dagli effetti del cambiamento climatico possano ricevere protezione internazionale. In seguito ad aver constatato la mancanza di una definizione e di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante che riconosca e protegga i “migranti climatici”, vengono evidenziate le criticità degli esistenti meccanismi di protezione internazionali e regionali, accertando, in particolare, l’inapplicabilità della Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati del 1951 e la limitata applicabilità dei sistemi di protezione dei diritti umani nei confronti di tale categoria. Perciò si prendono in considerazione due proposte avanzate da governi e accademici per risolvere l’attuale vuoto giuridico, ovvero l’emendamento della Convenzione di Ginevra e la negoziazione di un nuovo strumento universale sulle migrazioni indotte dal cambiamento climatico. Entrambe le proposte vengono contestate a favore di un più praticabile approccio regionale basato sullo sviluppo di strumenti di soft law, parallelamente alla creazione di un quadro di politiche e strategie mirate a prevenire il fenomeno delle migrazioni climatiche attraverso l’adattamento e la riduzione delle vulnerabilità. Nell’ultima sezione viene presentato il caso di studio sui piccoli Stati insulari del Pacifico Meridionale e la strategia recentemente avanzata dal governo della Nuova Zelanda per gestire il fenomeno nel rispetto degli interessi nazionali e delle comunità del Pacifico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/17585