Questo studio si basa sulla ricerca svolta da Acredolo, Goodwyn e Brown (2000) sugli effetti del programma Baby Signs sullo sviluppo comunicativo e linguistico del bambino. Esso si configura come uno studio di caso e si svolge analizzando i processi di acquisizione del linguaggio nelle prime fasi di vita di due bambini italiani udenti: uno di essi riceverà un input verbale “maggiorato” (Verbal Training), l’altro invece riceverà input verbale sostenuto dall’utilizzo di segni (Sign Training), secondo la proposta del Programma Baby Signs Italia. In una prima fase verranno descritti i due bambini e le loro caratteristiche, nonché le loro competenze comunicative misurate attraverso quattro test: il questionario QSCL (2008), per effettuare una stima dello sviluppo comunicativo-linguistico dei soggetti; il questionario ASCB (2013), utile per definire la scala di assertività del bambino e perciò anche il grado di attenzione condivisa; il PVB (2012), per valutare l’età linguistica dei partecipanti; la sola sezione di pragmatica del TPL (1995) per determinare le capacità pragmatiche dei bambini. Definite queste valutazioni di base dei due bambini, si procederà ad un periodo di training (per un massimo di 6 mesi): per un bambino sarà svolto con i segni del Programma, per l’altro invece con un input verbale più marcato. L’obiettivo è osservare i percorsi di acquisizione di segni e parole e, sulla base di tale osservazione, valutare se la proposta del segno risulta vantaggiosa o non apporta differenze significative nella comunicazione e/o nello sviluppo linguistico. Il campione è estremamente ridotto, legato a più variabili, quindi non può risultare significativo: questo studio perciò si propone come primo passo per una ricerca futura più articolata sull’influenza che il Programma Baby Signs può avere sull’acquisizione del linguaggio per i bambini italofoni.

LO SVILUPPO LESSICALE IN UN BAMBINO ESPOSTO AI SEGNI DEL PROGRAMMA BABY SIGNS ITALIA

Missiroli, Roberta
2017/2018

Abstract

Questo studio si basa sulla ricerca svolta da Acredolo, Goodwyn e Brown (2000) sugli effetti del programma Baby Signs sullo sviluppo comunicativo e linguistico del bambino. Esso si configura come uno studio di caso e si svolge analizzando i processi di acquisizione del linguaggio nelle prime fasi di vita di due bambini italiani udenti: uno di essi riceverà un input verbale “maggiorato” (Verbal Training), l’altro invece riceverà input verbale sostenuto dall’utilizzo di segni (Sign Training), secondo la proposta del Programma Baby Signs Italia. In una prima fase verranno descritti i due bambini e le loro caratteristiche, nonché le loro competenze comunicative misurate attraverso quattro test: il questionario QSCL (2008), per effettuare una stima dello sviluppo comunicativo-linguistico dei soggetti; il questionario ASCB (2013), utile per definire la scala di assertività del bambino e perciò anche il grado di attenzione condivisa; il PVB (2012), per valutare l’età linguistica dei partecipanti; la sola sezione di pragmatica del TPL (1995) per determinare le capacità pragmatiche dei bambini. Definite queste valutazioni di base dei due bambini, si procederà ad un periodo di training (per un massimo di 6 mesi): per un bambino sarà svolto con i segni del Programma, per l’altro invece con un input verbale più marcato. L’obiettivo è osservare i percorsi di acquisizione di segni e parole e, sulla base di tale osservazione, valutare se la proposta del segno risulta vantaggiosa o non apporta differenze significative nella comunicazione e/o nello sviluppo linguistico. Il campione è estremamente ridotto, legato a più variabili, quindi non può risultare significativo: questo studio perciò si propone come primo passo per una ricerca futura più articolata sull’influenza che il Programma Baby Signs può avere sull’acquisizione del linguaggio per i bambini italofoni.
2017-10-27
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