Alla luce dell’evoluzione che il concetto di cultura subì in Italia nel Novecento, del miracolo economico che il Bel Paese visse nel secondo dopoguerra e che segnò con l’esplodere dell’industrializzazione il tramonto della civiltà contadina, e della nascita alla fine degli anni ‘60 delle Regioni, che mostrarono da subito interesse per l’identità e la storia del territorio locale, i beni demoetnoantropologici vennero definitivamente ricompresi all’interno del patrimonio culturale della Nazione in quanto testimonianze aventi valore di civiltà. Il riconoscimento della loro importanza e le operazioni di raccolta di tali oggetti furono alla base del fenomeno definito ‘museografia spontanea’, che nell’ultimo trentennio del XX secolo portò all’istituzione di numerosi musei demoetnoantropologici con l’obiettivo di conservare e valorizzare le collezioni sorte in Italia ad opera di privati cittadini. Fu proprio tra gli anni ‘70 e ‘80 che in Val di Non (Tn) venne a formarsi, per volontà della famiglia Rizzi, al fine di tramandare le conoscenze e la memoria del mondo contadino locale che andava allora scomparendo, una collezione privata composta da oggetti per la vita domestica e strumenti di lavoro utilizzati nella Valle tra XIX e XX secolo. Per dare attuazione alle intenzioni della famiglia, nel presente documento si propone di istituire a Fondo, frazione di Borgo d’Anaunia, un museo demoetnoantropologico per ospitare tale patrimonio ed evitare così che in futuro possa essere disperso.

Custodire e tramandare il passato attraverso la valorizzazione del patrimonio demoetnoantropologico Proposta di istituzione di un museo demoetnoantropologico a Fondo – Borgo d’Anaunia (Tn)

Longo, Anna
2022/2023

Abstract

Alla luce dell’evoluzione che il concetto di cultura subì in Italia nel Novecento, del miracolo economico che il Bel Paese visse nel secondo dopoguerra e che segnò con l’esplodere dell’industrializzazione il tramonto della civiltà contadina, e della nascita alla fine degli anni ‘60 delle Regioni, che mostrarono da subito interesse per l’identità e la storia del territorio locale, i beni demoetnoantropologici vennero definitivamente ricompresi all’interno del patrimonio culturale della Nazione in quanto testimonianze aventi valore di civiltà. Il riconoscimento della loro importanza e le operazioni di raccolta di tali oggetti furono alla base del fenomeno definito ‘museografia spontanea’, che nell’ultimo trentennio del XX secolo portò all’istituzione di numerosi musei demoetnoantropologici con l’obiettivo di conservare e valorizzare le collezioni sorte in Italia ad opera di privati cittadini. Fu proprio tra gli anni ‘70 e ‘80 che in Val di Non (Tn) venne a formarsi, per volontà della famiglia Rizzi, al fine di tramandare le conoscenze e la memoria del mondo contadino locale che andava allora scomparendo, una collezione privata composta da oggetti per la vita domestica e strumenti di lavoro utilizzati nella Valle tra XIX e XX secolo. Per dare attuazione alle intenzioni della famiglia, nel presente documento si propone di istituire a Fondo, frazione di Borgo d’Anaunia, un museo demoetnoantropologico per ospitare tale patrimonio ed evitare così che in futuro possa essere disperso.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/15656