A partire dagli anni ‘40 del 1800 Giangiacomo Poldi Pezzoli acquistò armi e armature antiche in grande quantità al fine di costituire l’armeria presso la sua casa in via Manzoni a Milano, oggi Museo Poldi Pezzoli. Le complesse vicende legate a questa collezione oplologica sono strettamente connesse al suo stato di conservazione attuale. L’obiettivo principale del lavoro di tesi è quello di studiare i meccanismi di degrado che interessano le opere alla luce della loro storia conservativa (anche remota) attraverso analisi effettuate sia in situ, con tecniche non distruttive, sia su micro-campioni prelevati da alcune delle opere selezionate e attraverso lo studio dei documenti di archivio relativi agli interventi di restauro, ove disponibili. Con la mappatura dell’attuale stato di conservazione si vuole valutare l’efficacia, a distanza di anni, dei metodi di intervento applicati presso il museo per comprendere se siano ancora validi e attuali in confronto anche con altre soluzioni, proposte di recente in letteratura, per il restauro dei materiali metallici. Lo studio dei campioni a disposizione e delle opere in situ ha visto l’utilizzo: della spettroscopia Raman, delle osservazioni al miscoscopio ottico ed elettronico con sonda per l’analisi elementare, della fluorescenza ai raggi x e di analisi metallografiche per la caratterizzazione non solo dello stato di conservazione delle opere ma anche delle tecniche di produzione utilizzate.

L’armeria del Museo Poldi Pezzoli di Milano: Storia conservativa e studio diagnostico.

Sartori, Giovanni
2015/2016

Abstract

A partire dagli anni ‘40 del 1800 Giangiacomo Poldi Pezzoli acquistò armi e armature antiche in grande quantità al fine di costituire l’armeria presso la sua casa in via Manzoni a Milano, oggi Museo Poldi Pezzoli. Le complesse vicende legate a questa collezione oplologica sono strettamente connesse al suo stato di conservazione attuale. L’obiettivo principale del lavoro di tesi è quello di studiare i meccanismi di degrado che interessano le opere alla luce della loro storia conservativa (anche remota) attraverso analisi effettuate sia in situ, con tecniche non distruttive, sia su micro-campioni prelevati da alcune delle opere selezionate e attraverso lo studio dei documenti di archivio relativi agli interventi di restauro, ove disponibili. Con la mappatura dell’attuale stato di conservazione si vuole valutare l’efficacia, a distanza di anni, dei metodi di intervento applicati presso il museo per comprendere se siano ancora validi e attuali in confronto anche con altre soluzioni, proposte di recente in letteratura, per il restauro dei materiali metallici. Lo studio dei campioni a disposizione e delle opere in situ ha visto l’utilizzo: della spettroscopia Raman, delle osservazioni al miscoscopio ottico ed elettronico con sonda per l’analisi elementare, della fluorescenza ai raggi x e di analisi metallografiche per la caratterizzazione non solo dello stato di conservazione delle opere ma anche delle tecniche di produzione utilizzate.
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