In questo elaborato viene analizzata la figura dello Stato di Israele in funzione del mare, in questo caso il Mar Mediterraneo, attraverso un percorso logico e temporale: che significato ha avuto il mare per Israele nel passato, nel presente e quale significato potrà avere nel futuro. Il primo passo è stato di tipo storico: quando in Europa dilagava il pensiero sionista, dalla metà del 900, gli ebrei sognavano di raggiungere la Terra di Sion e l’unico modo per farlo era attraverso il mare, verso cui quindi ponevano le loro speranze. Dopo la Prima Guerra Mondiale questo sogno venne esaudito grazie all’accordo del Mandato Britannico tra gli inglesi e i maggiori esponenti del movimento sionista: i cancelli di Sion quindi si aprirono per gli ebrei che così poterono tornare in Eretz Israel. Le prime ondate migratorie si registrarono proprio in quegli anni e le navi zeppe di immigrati salpavano dai principali porti europei con destinazione la Palestina. Qui vi trovarono, oltre agli inglesi, gli arabi e gli yishuv, gli ebrei già presenti in quel territorio. Gli immigrati insieme agli yishuv prendono sempre più consapevolezza delle risorse che il mare può offrire, anche per la creazione di un futuro Stato completamente ebraico, a partire dalla funzione che svolgevano i porti di Haifa e Ashdod, ma soprattutto il porto di Tel Aviv inaugurato per la prima volta a metà degli anni 30 come porto interamente ebraico. Le prime comunità ebraiche quindi puntarono tutto sull’attività portuale commerciale e anche sull’immigrazione dall’Europa, portandole ad avere qualche screzio sia con gli arabi(rivolte e boicottaggi) sia con i britannici: soprattutto durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale gli inglesi impedirono agli ebrei europei di entrare in Palestina e sequestrarono le navi agli yishuv per poterle usare in battaglia. Questi episodi diedero vita all’inizio dell’immigrazione clandestina ebraica, con le poche navi rimaste disponibili, resa possibile grazie all’aiuto della Pal-yam, il reparto marittimo delle forze di difesa ebraiche del Mandato. Con la nascita e la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948, le forze della Pal-Yam vennero riprese e trasformate nelle forze di difesa marittime israeliane, che durante il periodo delle guerre arabo-israeliane accompagnarono le forze di difesa israeliane via terra e aeree nella difesa del paese. Oltre a ciò la marina svolse un ruolo fondamentale nella difesa dei confini marittimi durante gli attacchi delle cellule terroristiche arabe di Hezbollah e Hamas tra gli anni 70 e 80, che per attaccare Israele arrivavano dalle coste confinanti con il Libano e penetravano poi nell’entroterra. Dagli anni 90 il mare per Israele, oltre che la funzione di difesa e per la grande attività portuale, ha iniziato ad offrire nuove possibilità dal punto di vista economico: la scoperta di grandi giacimenti di gas naturale ha permesso allo Stato Israeliano di imporsi nel Mediterraneo come nuovo attore regionale in grado di competere le risorse degli stati arabi vicini, non senza qualche screzio, come il problema della delimitazione dei confini marittimi e le controversie sulla divisione delle risorse energetiche, soprattutto con il Libano e la Palestina. Per quanto riguarda il futuro, le sfide che Israele ha in serbo sono la costruzione del gasdotto Eastmed, in partnership con gli altri paesi del Mediterraneo e la sfida con l’Iran per il nucleare.

La politica marittima di Israele nel Mediterraneo: una ricostruzione storico politica

Dal Santo, Sofia
2021/2022

Abstract

In questo elaborato viene analizzata la figura dello Stato di Israele in funzione del mare, in questo caso il Mar Mediterraneo, attraverso un percorso logico e temporale: che significato ha avuto il mare per Israele nel passato, nel presente e quale significato potrà avere nel futuro. Il primo passo è stato di tipo storico: quando in Europa dilagava il pensiero sionista, dalla metà del 900, gli ebrei sognavano di raggiungere la Terra di Sion e l’unico modo per farlo era attraverso il mare, verso cui quindi ponevano le loro speranze. Dopo la Prima Guerra Mondiale questo sogno venne esaudito grazie all’accordo del Mandato Britannico tra gli inglesi e i maggiori esponenti del movimento sionista: i cancelli di Sion quindi si aprirono per gli ebrei che così poterono tornare in Eretz Israel. Le prime ondate migratorie si registrarono proprio in quegli anni e le navi zeppe di immigrati salpavano dai principali porti europei con destinazione la Palestina. Qui vi trovarono, oltre agli inglesi, gli arabi e gli yishuv, gli ebrei già presenti in quel territorio. Gli immigrati insieme agli yishuv prendono sempre più consapevolezza delle risorse che il mare può offrire, anche per la creazione di un futuro Stato completamente ebraico, a partire dalla funzione che svolgevano i porti di Haifa e Ashdod, ma soprattutto il porto di Tel Aviv inaugurato per la prima volta a metà degli anni 30 come porto interamente ebraico. Le prime comunità ebraiche quindi puntarono tutto sull’attività portuale commerciale e anche sull’immigrazione dall’Europa, portandole ad avere qualche screzio sia con gli arabi(rivolte e boicottaggi) sia con i britannici: soprattutto durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale gli inglesi impedirono agli ebrei europei di entrare in Palestina e sequestrarono le navi agli yishuv per poterle usare in battaglia. Questi episodi diedero vita all’inizio dell’immigrazione clandestina ebraica, con le poche navi rimaste disponibili, resa possibile grazie all’aiuto della Pal-yam, il reparto marittimo delle forze di difesa ebraiche del Mandato. Con la nascita e la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948, le forze della Pal-Yam vennero riprese e trasformate nelle forze di difesa marittime israeliane, che durante il periodo delle guerre arabo-israeliane accompagnarono le forze di difesa israeliane via terra e aeree nella difesa del paese. Oltre a ciò la marina svolse un ruolo fondamentale nella difesa dei confini marittimi durante gli attacchi delle cellule terroristiche arabe di Hezbollah e Hamas tra gli anni 70 e 80, che per attaccare Israele arrivavano dalle coste confinanti con il Libano e penetravano poi nell’entroterra. Dagli anni 90 il mare per Israele, oltre che la funzione di difesa e per la grande attività portuale, ha iniziato ad offrire nuove possibilità dal punto di vista economico: la scoperta di grandi giacimenti di gas naturale ha permesso allo Stato Israeliano di imporsi nel Mediterraneo come nuovo attore regionale in grado di competere le risorse degli stati arabi vicini, non senza qualche screzio, come il problema della delimitazione dei confini marittimi e le controversie sulla divisione delle risorse energetiche, soprattutto con il Libano e la Palestina. Per quanto riguarda il futuro, le sfide che Israele ha in serbo sono la costruzione del gasdotto Eastmed, in partnership con gli altri paesi del Mediterraneo e la sfida con l’Iran per il nucleare.
2021-11-03
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/12808