Questa tesi si propone di analizzare quanto una consistente parte delle pratiche artistiche degli anni novanta abbiano inteso indagare l'ambito della quotidianità e della vita ordinaria. Il coinvolgimento diretto nella realtà e l’esperienza di tutti i giorni diventano sempre più rilevanti nei lavori e nelle riflessioni degli artisti di quel decennio: si prende dunque in primis in esame come quelle ricerche siano emerse in occasione di alcune precise esposizioni temporanee e come si siano sviluppate, contestualizzandole nel momento storico, politico ed economico. Questi lavori sull’esperienza quotidiana - attraverso alcuni precisi casi di studio che riguardano Jeff Wall, Hannah Starkey, Sarah Jones, Nan Goldin, Richard Billingham, Wolfgang Tillmans e Tina Barney - vengono poi considerati da un punto di vista compositivo, ovvero come si concretizzi di volta in volta la combinazione/opposizione tra l’ “allestimento” del quotidiano in momenti ricreati e coreografati come set cinematografici e l’esasperazione del vero nella messa in scena della sfera intima dell’artista. In conclusione è proposta un’analisi comparata tra le diverse esperienze e un’indagine su realtà e finzione nella società dell’immagine degli anni novanta, con un approfondimento dedicato al recente testo di François Jost Le culte du banal.

Riflessi di quotidiano. Immagini dalla realtà nell'arte degli anni novanta

Traina, Giulia
2015/2016

Abstract

Questa tesi si propone di analizzare quanto una consistente parte delle pratiche artistiche degli anni novanta abbiano inteso indagare l'ambito della quotidianità e della vita ordinaria. Il coinvolgimento diretto nella realtà e l’esperienza di tutti i giorni diventano sempre più rilevanti nei lavori e nelle riflessioni degli artisti di quel decennio: si prende dunque in primis in esame come quelle ricerche siano emerse in occasione di alcune precise esposizioni temporanee e come si siano sviluppate, contestualizzandole nel momento storico, politico ed economico. Questi lavori sull’esperienza quotidiana - attraverso alcuni precisi casi di studio che riguardano Jeff Wall, Hannah Starkey, Sarah Jones, Nan Goldin, Richard Billingham, Wolfgang Tillmans e Tina Barney - vengono poi considerati da un punto di vista compositivo, ovvero come si concretizzi di volta in volta la combinazione/opposizione tra l’ “allestimento” del quotidiano in momenti ricreati e coreografati come set cinematografici e l’esasperazione del vero nella messa in scena della sfera intima dell’artista. In conclusione è proposta un’analisi comparata tra le diverse esperienze e un’indagine su realtà e finzione nella società dell’immagine degli anni novanta, con un approfondimento dedicato al recente testo di François Jost Le culte du banal.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/12054